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Smettetela col terrore e trattateci da adulti. Questo paese ha bisogno di risposte

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«Se i contagi crescono, i lockdown sarebbero inevitabili. E sarebbe un incubo». A dirlo non un comune cittadino spaventato dalla pandemia, ma il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo. Il governo, dopo aver usato il bastone e la carota durante la gestione della pandemia, scaricando il grosso delle responsabilità alle Regioni, torna sui propri passi e impone la chiusura di discoteche e l’uso delle mascherine dalle 18 alle 6. Perché, si sa, il virus ama la notte. E se la pandemia si aggrava, via a lockdown territoriali. Anche la riapertura delle scuole dopo le vacanze “scellerate” degli italiani sarebbe a rischio. «Rischiamo di vanificare ogni sforzo, questo mi preoccupa e mi fa arrabbiare. Ci rendiamo conto che cosa vuol dire se si dovesse tornare all’insegnamento a distanza? Sarebbe un incubo. E poi ci sarà la ripresa del lavoro, il trasporto pubblico a pieno regime». Il tutto mentre i media stigmatizzano la ragazza che a Pag, in Croazia, risponde alla giornalista che la intervista con «Non c'è più Coviddi, non ce n’è più», riprendendo un meme che gira da qualche settimana. Ma la situazione non è esattamente quella che media e governo vorrebbero far passare.

Lo stato della pandemia

A sentire giornali e politici, Puglia e Sicilia sarebbero tra le Regioni a bollino rosso. Anche se i contagi sono in aumento, la realtà è un po’ più rosa e meno tetra. Al Policlinico di Bari, se da un lato negli ultimi sette giorni i ricoveri sono aumentati con una media di uno al giorno, dall’altro, in terapia intensiva ci sono solo tre pazienti, mentre i giovani ricoverati in malattie infettive sono solo due e, a sentire l’ospedale “stanno bene e non presentano particolari criticità”. Negli ospedali della provincia di Brindisi al momento non ci sono malati di coronavirus: sono stati dimessi nei giorni scorsi, in buone condizioni di salute, due pazienti di origine albanese, ricoverati a metà luglio nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale Perrino. A Ragusa, invece, nessun ricovero in terapia intensiva, anche se si registra un aumento rispetto alle scorse settimane, quando la provincia era stata dichiarata Covid free. E nelle altre Regioni? A Napoli c’è stato un lieve incremento dei ricoverati, di età media tra i 50 e 55 anni, ma non c’è preoccupazione. Al Policlinico di Milano, invece, non ci sono ricoveri in terapia intensiva, mentre al Careggi di Firenze la situazione è stabile dalla fine del lockdown. «Si continua nella strategia del terrore e dell’allarmismo senza pensare alle conseguenze di tutto questo», ha detto in un post su Facebook il dottor Matteo Bassetti del San Martino di Genova. «La cosa che più colpisce è che a farlo non siano i medici, che hanno curato e curano questa infezione, ma tutti quelli che si sono autoproclamati esperti o i miracolati dal Covid, tra cui molti medici. A questo gioco al massacro io non ci sto. Ps. Sappiate che in Italia il virus lavora e contagia solo di sera e notte. Di giorno invece si riposa. Sarà mica un virus fornaio?». Insomma, il virus non è cambiato ma sembrano essere cambiati i protocolli, con un maggior ricorso alle terapie sub-intensive. E questo potrebbe aver salvato molte vite.

Trattateci da adulti

Tra il 4 e l’11 agosto erano 800 i casi di italiani positivi al rientro dalle vacanze, mentre il dato più alto, su scala regionale, registrato per i migranti al 16 agosto sono i 5 positivi sbarcati in Sicilia e i 10 casi di Malta. Dopo mesi di lassismo e conferenze no mask al Senato dovremmo quindi puntare il dito sui giovani e sugli immigrati? L’Istituto Superiore di Sanità ha definito la situazione italiana come «di transizione con un possibile peggioramento»: la fase che stiamo vivendo, in effetti, si definisce Danza (come avevamo spiegato qui) proprio perché vede spesso fluttuazioni nell’Rt (oggi a 0.96, oscillante tra 0.75 e 1.2) e quindi risposte di natura contenitiva. Ma, comunque vada, quello che non ci serve è questa continua giostra fatta di dichiarazioni spregiudicate e politiche fluttuanti, a cui si sono prestati tutti, dai virologi, novelle star della TV e dei social, ai presidenti di Regione e ai parlamentari, che fossero di governo o di opposizione.

Com'è andata davvero la scuola a distanza per gli studenti?

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