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La confortevole nostalgia di Stranger Things

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Il 4 luglio torna Stranger Things su Netflix, uno dei maggiori successi di questi anni, successo che racconta più la qualità dell’epoca in cui viviamo che quella della serie: minestrone anni ’80 (fatto rigorosamente col dado Knorr) che mescola elegantemente i più riconoscibili cliché di quel decennio, riflettendo, involontariamente, il vuoto oscuro della nostra contemporaneità. Stranger Things rappresenta un passato confortevole e idealizzato, ricco di misteri tanto esotici quanto confortanti: procedurali e per questo prevedibili, non spingono a mettere in dubbio la propria realtà, bensì a confermarla. Quello della serie è un passato artificiale in cui rifugiarsi ogni estate, davanti a Netflix, come facevamo da bambini quando tornavamo al mare dagli amici per rivivere Agosto sul bagnasciuga, in un tempo sospeso, cristallizzato quanto quello di Sapore di mare dei Vanzina.

Torniamo a Hawkins ogni estate

Gli amici nerd, i giochi di ruolo, la scuola americana da teen movie, Winona Ryder: non è difficile capire quali di questi elementi abbiano avuto successo, più importante è chiedersi perché l'abbiano avuto oggi, nella seconda decade di un millennio che si lancia sempre più veloce in un futuro ignoto, arduo da immaginare. La risposta, probabilmente, è proprio qui: in questo balzo nel buio che l’Occidente ha fatto e ora, in volo, osserva atterrito e nostalgico la cima della rupe da cui è saltato.

Ci rifugiamo negli anni ’80 (e tra dieci anni lo faremo nei ’90, se la crisi climatica ce lo concederà) perché abbiamo perso il coraggio di pensare al futuro, ci siamo ripiegati sull’immagine di ciò che eravamo come gli anziani che passano le giornate a parlare della propria infanzia distorcendo i ricordi in rocambolesche avventure alla Abraham Simpson.

Il cast di Stranger Things
Il cast di Stranger Things

Nell'epoca del già sentito

In questo periodo postmoderno in cui tutto sembra già stato narrato e l’umanità si è ridotta a rielaborare continuamente le solite storie (altro che Monomito o Viaggio dell'Eroe alla Campbell e Vogler) cambiandone solo lo sfondo, viviamo lo stesso stress post-traumatico dei giapponesi dell'anime Code Geass (a proposito di cultura nerd): una nazione occupata che fugge dal presente grazie al Refrain, sostanza che permette loro di rivivere i ricordi più belli, epurandoli da dolore e sofferenza. Ecco, Stranger Things è il nostro Refrain, nulla più di una bonfire tale già sentita, che però ci dice chi siamo diventati meglio di molti capolavori a cui è ispirato.

Le leggende metropolitane che hanno ispirato Stranger Things

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