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Le donne stalker esistono e sono tantissime

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Il telefono di Nicola è squillato ogni sera per due anni. «“Ti spariamo”, mi diceva una voce maschile. Ma io sapevo che era opera della mia ex ragazza». Lo stalking non ha genere, eppure di quello femminile non riusciamo ancora a parlare. Abituati a risolvere frettolosamente l’equazione uomo-carnefice e donna-vittima, trascuriamo quel cono d’ombra in cui si annidano donne violente e persecutrici. Secondo l’Istat, erano 3.505 le vittime maschili di stalking nel 2018. Numeri che raccontano solo parte della storia, perché, come spiegano gli psicologi, gli uomini faticano a denunciare.

La storia di Nicola

Nicola decide di lasciare Sarah, dopo un anno di violenze psicologiche e maltrattamenti. «Tre mesi più tardi mi sono messo con un’altra ragazza. Lei lo ha scoperto e ha iniziato a perseguitarmi sui social», ci racconta al telefono. «Ha cominciato a fare commenti pesanti su Facebook, a dare della “cerbiatta” alla mia nuova fidanzata, insinuando che io la tradissi. Una volta mi ha pure rubato gli accessi e ha scritto “Ciao sono Nicola, mi piacciono le marocchine con il velo che però mostrano il culo”. Mandava anche video porno con il mio account e ho dovuto fare diversi post per far capire alle persone che non ero io». Poi sono cominciate le chiamate. Una al giorno, ogni sera, per due anni. «Mi faceva chiamare con il numero privato dalle sue amiche. Non so come abbia fatto, ma ha trovato anche il contatto della ragazza con cui stavo. Le dicevano che era brutta, grassa, che la tradivo e che preferivo la mia ex». Nicola allora decide di cambiare numero di telefono. Una, due, tre, quattro volte. Lei però ogni volta riesce a rintracciarlo. E le minacce si fanno più pesanti. «I suoi amici hanno cominciato a chiamarmi e a dirmi che mi avrebbero sparato e che avrebbero stuprato la mia ragazza. Lei aveva sempre paura e veniva a dormire da me. Anche se le telefonate erano in anonimo, sapevo che era Sarah. Così ho attivato un servizio che permetteva di vedere a chi apparteneva il numero. E alla fine abbiamo deciso di andare dai carabinieri e di denunciare». Sarah chiede che venga ritirata, piange, dice che ha imparato la lezione. «Mi ha fatto pena e alla fine ho ritirato la denuncia. Ma per due anni ho avuto paura ad andare a giro con la mia ragazza. Senza contare le ripercussioni a livello psicologico. Temevo che le persone che minacciavano me e la mia ragazza si potessero presentare». Cronaca di come una violenza possa bucare un’esistenza. E travolgerne un’altra.

Quando lo stalker è una donna

Stando ai dati dell’Istat relativi al 2018, gli uomini oggetto di stalking rappresentano il 24% del totale delle vittime di questo tipo di violenza. A dimostrazione che la cultura del possesso è trasversale ai generi, anche se con effetti diversi. Come sostiene Marco Crepaldi, psicologo sociale, «si crede che il problema della possessività della coppia sia solo un derivato della mascolinità tossica, ma in realtà è trasversale ai generi. Anche le donne possono provare una gelosia morbosa, un’ossessione per il controllo della vita del partner. Quando non si riesce a identificare il proprio compagno come altro da sé, la donna, come l’uomo, può fare stalking, anche se quello femminile si presenta con un’incidenza minore rispetto a quello maschile». Ma il problema è sociale. «L’uomo che subisce violenza da una donna genera poca empatia negli altri, perché si pensa che in virtù della sua forza fisica sia in grado di reagire e che la donna abbia agito per legittima difesa. C’è sempre l’idea che l’uomo se la sia cercata. E questo determina incapacità a denunciare». A questo si aggiunge lo stigma legato ai ruoli di genere. «In Italia la cultura patriarcale è più forte che in altri Paesi. L’uomo è percepito sempre come carnefice e la donna come vittima. Dobbiamo scardinare i vecchi luoghi comuni, diffusi anche dai media». E se le donne con il #Metoo hanno preso coscienza di cosa sia una molestia, gli uomini ancora tendono a confondere la violenza con la lusinga. «Questo perché c’è una sensibilità minore. I centri antiviolenza che aiutano gli uomini in Italia sono pochissimi. Si pensa che aiutare gli uomini sia aiutare i carnefici. Per alcuni è una violenza inventata per sminuire quella nei confronti delle donne. Certo, è un fenomeno minoritario ma bisogna parlarne. E cominciare a credere alle vittime».

In Italia gli stalker sono un problema. Ma nessuno sembra accorgersene

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