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Io, italiana bloccata in Inghilterra

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Soli e impauriti, lontani migliaia di chilometri da casa: la variante inglese del virus mette in stallo aeroporti ed esistenze, mentre l’hard Brexit, l’uscita dell'Inghilterra dal mercato unico senza accordi, si staglia minacciosa all’orizzonte. A preoccupare sono però le restrizioni, che dividono famiglie e fidanzati, e l’assenza di risposte certe nel caos della pandemia. Tanto che per alcuni è diventato difficile mantenere lucidità mentale.

Gli expat bloccati

Marla ha 31 anni ed è architetta. È a Londra da un paio di anni, perché il Regno Unito rappresenta una possibilità di carriera, anche se avrebbe preferito rimanere in Italia. «Ci ho provato con tutte le mie forze, ma alla fine la scelta più facile è stata andare all’estero. Se avessi la possibilità tornerei in Italia anche domani», ci dice. Insieme a molti altri nostri connazionali, è rimasta bloccata in Gran Bretagna, imprigionata nel vortice di notizie e restrizioni che hanno colpito il Paese dopo l’annuncio di Boris Johnson sulla presenza di una variante inglese di coronavirus. «Dovevo partire questa mattina alle 6.30 per raggiungere mia madre a Caserta, che non vedo da questa estate», racconta. «Avevo già fatto il test ed ero pronta, avevo prenotato anche il taxi per evitare di prendere i trasporti pubblici. Ma ieri alle 19 mi hanno cancellato il volo. C’è anche mia sorella qui, che non vede mia madre da più di un anno perché il marito è un dottore, mentre mio fratello è in Italia. È una famiglia spaccata a metà, la nostra». A Caserta era tutto pronto per il suo arrivo. «Avrei dovuto fare la quarantena una volta arrivata a casa. Sarei stata almeno una settimana nella nostra taverna, prima di rifare il test, ma almeno sarei riuscita a farmi il capodanno seduta a tavola con mia madre. Avevo la speranza di stare con lei almeno una settimana, visto che sarei salita nuovamente il 4 gennaio. È una tragedia emotiva infinita». Marla abita in una zona centrale di Londra, vicino a un grosso centro commerciale «Fino a ieri era pieno di gente per strada, molti senza mascherina. Le strade erano affollate. Oggi invece è tutto deserto, per questo ho chiesto al mio capo di tornare al lavoro, sperando in qualche giorno extra dopo le feste di Natale, nella speranza di riuscire a tornare in Italia per vedere mia madre. Fino all’ultimo Ryanair non ha fornito risposte. Ho provato anche a chiamarli ma senza ottenere risultati. E poi è arrivata la mail con la cancellazione e la possibilità di un rimborso. Ho cercato di contattare anche la Farnesina, ma sui loro canali, almeno durante il weekend, è regnato il silenzio. Non abbiamo ricevuto alcun supporto. Non tornare per queste vacanze è stata una bella botta. Dopo un anno come questo, chiusi in casa, non poter scendere per le feste mi rende molto preoccupata per la mia salute mentale. È come non staccare mai». Non la preoccupa, invece, cosa accadrà con la Brexit. «Ho i documenti e un lavoro, ma sarà un problema per il mio fidanzato e i membri della mia famiglia che mi verranno a trovare. La situazione è confusa, almeno al momento». Linda, invece, ha 22 anni ed è fresca di laurea in Scienze delle comunicazioni. Adesso lavora in uno dei tanti coffee shop di Londra. A lei, i datori di lavoro hanno chiesto di non lasciare il Regno Unito durante queste feste, per la sicurezza di tutti. «Cerco di leggere meno notizie possibili sul virus. Qui lo spirito è molto più leggero rispetto all’Italia, anche se ho sempre seguito le regole». Più della pandemia la preoccupano le conseguenze della Brexit. «Ho sempre lavorato e pagato le tasse, per cui ho diritto a rimanere in UK per un po’ di anni. Ma con la Brexit i prezzi aumenteranno. Tanti prodotti vengono importati, sicuramente qualcosa cambierà. E questo mi spaventa».

Le famiglie delle vittime del covid-19

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