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I rider ci stanno ricordando come si fa una battaglia sindacale

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I rider ci stanno insegnando come si fa una battaglia sindacale. Anzi, antisindacale. Dopo aver infatti rispedito al mittente l’accordo tra il sindacato Ugl e Assodelivery per la regolamentazione dei ciclofattorini, adesso arriva la possibilità la promessa di assunti come dipendenti dal gigante Just Eat. A testimonianza che, come ripete la voce dei rider fiorentini Yiftalem Parigi, la lotta paga sempre. In diritti riconosciuti.

Just Eat e la storia delle assunzioni

Era il 16 settembre scorso quando Ugl e Assodelivery si accordavano per la regolamentazione dei rider, lasciandoli in balia di cottimo e algoritmi che, in base a un severo sistema di rating, decidono chi sia più affidabile per lavorare e chi no, mentre nel governo tutto taceva. A essere concessa solo una manciata di diritti, tra cui compensi minimi per ora lavorata. Rimaneva invece il carattere di lavoro autonomo della collaborazione. Risultato? Un basso salario in cambio di una maggiore precarietà. Non abbastanza, insomma. Poi la lotta e la mobilitazione, una lingua dimenticata e che da tanto non sentivamo parlare. I rider hanno scioperato e rivolto appelli affinché non venissero utilizzate dai clienti le app di consegna a domicilio. Fino al grande passo di Just Eat, che esce dall'associazione del food delivery e promette contratti da dipendenti ai rider. «Abbiamo deciso che dal 2021 i rider di Just Eat potranno essere lavoratori dipendenti, avendo più vantaggi e tutele, conservando la flessibilità e la possibilità di operare combinando studio e altre attività», scrive il gigante delle consegne a domicilio.«Un risultato storico frutto della nostra lotta: finalmente la società ha ascoltato la nostra voce e ci riconosce i diritti dei lavoratori», ha dichiarato per tutta risposta Yiftalem Parigi, il rappresentante della sigla Nidil Cgil da poco eletto con il 90% dei voti dei rider fiorentini. E intanto la Cgil chiede di aprire subito un confronto. Come dice Ilaria Lani di Cgil, «Questa decisione di Just Eat è una svolta per tutto il settore e auspichiamo che tutte le altre società del food delivery seguano questa direzione». Ritorno dei sindacati in chiave antisindacale, insomma. Che potrebbe forse riscrivere non solo la storia del food delivery, ma di tutti i nuovi proletari della gig economy.

L’ultima vera lotta di classe

In Italia sono più di diecimila i rider, la metà dei quali è studente, ha meno di trent’anni, e vede nel lavoro del ciclofattorino l’occasione per guadagnare qualche euro in più per mantenersi gli studi. Ma una buona fetta, il 20%, consegna cibo a domicilio come lavoro unico. E lo fa pagato a cottimo. In poche parole, non c’è un salario minimo stabilito e pensare di superare gli 800 € mensili è pura utopia. Se ci si ammala o ci si infortuna si scende di livello secondo un algoritmo severo, su cui si basa tutto il sistema delle imprese di consegne di cibo. Ma i rider hanno deciso di fare rumore. «Ci siamo organizzati tramite assemblea, discutendo di quello che erano le volontà anche nel pratico di attuazione. Abbiamo portato avanti la nostra battaglia organizzando picchetti nei punti nevralgici del food delivery, anche per quei colleghi che invece erano rimasti a lavorare e poi abbiamo bloccato le consegne: tutti i lavoratori che erano nel corteo si mettevano online e rifiutavano il delivery o non lo portavano a termine», spiega Riccardo Mancuso di Riders Union Bologna. Prima la presa di coscienza collettiva quindi, poi la presa delle piazze, fino agli scioperi spontanei contro il contratto entrato in vigore lo scorso 3 novembre, proposto come unica possibilità di lavorare nell’azienda. I rider ci hanno insegnato che non solo è possibile, ma è addirittura necessario incrociare le braccia se a essere messa in gioco è la dignità della persona e del lavoro. Insomma, quella dei ciclofattorini è l’ultima vera lotta di classe, che vede da una parte l’algoritmo, strumento e bandiera dei giganti di ghiaccio della gig economy, e dall’altra l’uomo con la bicicletta. Che lotta, zaino in spalla, cartelli alla mano e hashtag sul cellulare. Senza cedere al ricatto del guadagno senza diritti. «Siamo al centro di un dibattito che è del tutto nuovo su nuove forme di lavoro e anche di contratto. Anche il potere datoriale si esercita in modo diverso ma attraverso delle categorie che sono sempre vecchie», spiega Mancuso. «Il ricorso al cottimo, a sindacati di comodo sono cose già viste. Il nuovo sta nelle modalità: il frame digitale viene utilizzato per imbrigliare il lavoratore all’interno di una falsa autonomia. È una battaglia che è in prima linea rispetto a quelle che si vedono nel nostro Paese. E non possiamo retrocedere perché i diritti e le tutele che costituiscono il fulcro di decenni di conquiste sindacali, che non possono essere vendute sull’altare dell’innovazione tecnologica».

I rischi del lavoro dei rider

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