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Perché Unorthodox e La regina degli scacchi sono le serie più cercate dell'anno

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Il 2020 è stato un anno diverso anche per l’intrattenimento: poche uscite, cinema chiusi, Oscar rimandati. Insomma per la prima volta da decenni il motto the show must go on è inciampato, a causa della pandemia. Eppure, il 2020 ha portato alla luce alcune storie significative che, forse, in un’epoca diversa sarebbero rimaste nell’ombra. In particolare le due serie tv più cercate dell’anno: Unorthodox e La regina degli scacchi. Entrambi prodotti Netflix che hanno dominato la scena e che sono, al netto di alcune differenze, molto simili.

Unorthodox e The Queen’s Gambit

L’uscita di Unorthodox durante il lockdown è stata un successo inaspettato. La serie è divenuta subito l’argomento di molte discussioni, svelando un mondo, quello dell’ortodossia ebraica, ancora poco conosciuto a una buona parte del pubblico. La vita di Esty (Shira Haas) a Williamsburg, quartiere ebraico di Brooklyn, è già programmata: matrimonio, figli, testa rasata in segno di pudore e niente internet. Così parte per Berlino dove il suo futuro appartiene a lei e non alla comunità ultraortodossa dove è nata. La storia, tratta dal libro autobiografico di Deborah Feldman, è stata un instant success, complice anche il lockdown mondiale. Qualche mese dopo è arrivata su Netflix La regina degli scacchi, The Queen’s Gambit, tratta dal romanzo di Walter Tevis, ed è stata un altro successo. Beth, interpretata dalla celebre Anya Taylor-Joy (indimenticabile protagonista di The Witch e Split) vive la sua infanzia in un orfanotrofio americano degli anni ‘50, dove le vengono somministrati, come d’uso all’epoca, tranquillanti. Impara a giocare a scacchi col custode, il signor Shaibel, e attraverso questo gioco Beth trova la sua personale “Berlino”. Si afferma come scacchista in un mondo dominato dagli uomini fino al trionfo finale, ma resta prigioniera del suo passato fatto di dipendenza da alcol e psicofarmaci. Esty e Beth vivono una vicenda parallela e al contempo universale, che trascende il genere e che appartiene a tutti: la difficile emancipazione dal nostro passato e dai lacci della società in cui viviamo.


Le serie dell’anno

Unorthodox e La regina degli scacchi sono state le serie tv più cercate nel mondo quest’anno. La prima, quando uscì a marzo, registrò 260mila ricerche e si mantenne, poi, su una media di 80mila al mese. La seconda 135mila all’uscita, in ottobre, e ora marcia a 14mila al mese. E questo successo non è un caso. Le similitudini tra le due storie sono tante, a partire dalla cura maniacale dell’immagine e dello stile usata, da un lato, per raccontare l’ambiente ultraortodosso dove vive Esty, dall’altro per sfaccettare il personaggio tormentato eppure freddo e razionale di Beth. Ma le storie delle due donne hanno una caratteristica chiave che le ha rese due tra le protagoniste più interessanti dell’anno passato: in un’epoca in cui il girl power nell’entertainment rischia di diventare un cliché, Esty e Beth trascendono il proprio genere e parlano a tutti con l’universalità delle grandi storie. La loro emancipazione, con tutte le sue umanissime mancanze, non è solo quella di una donna da un mondo fatto a misura d’uomo. È l’universale emancipazione umana dal proprio passato, una lotta spesso impari tra l’individuo e quella parte della propria vita che non gli appartiene: l’infanzia, la società dove è nato, l’epoca in cui vive. L’affermazione della propria identità in Esty e Beth, è vero, non può prescindere dal loro genere, ma è proprio attraverso questo che diventa universale. Affermarsi in un campo dominato da un determinato gruppo sociale, emanciparsi da una famiglia ultrareligiosa, cercare la libertà in un’altra città. Temi universali che sentiamo vicini a prescindere da chi siamo e da dove viviamo. In un anno nel quale il dibattito sul genere, l’identità e la parità ha registrato momenti di tensione e difficoltà, Unorthodox e La regina degli scacchi superano ogni ostacolo e parlano a tutti. Le due serie tv hanno aperto una nuova fase nell’evoluzione della narrativa tv e per questo sono diventate le più significative di un anno che, per altri versi, ricorderemo a lungo.

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