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Perché il cringe di Lundini è il futuro della comicità in Italia

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Valerio Lundini, comico che non fa ridere, è il futuro della comicità italiana: tra meme surreali e atmosfere cringe il suo programma in seconda serata su Rai2, Una pezza di Lundini, ha catalizzato l'attenzione del pubblico di ogni età ed estrazione sociale. Il segreto del suo successo? Demolire i feticci della televisione mainstream, sempre in bilico tra satira, black humor e nonsense.

Il cringe sbarca sulla televisione pubblica

Che ci siate capitati per caso o volontariamente, Una pezza di Lundini, il programma di Valerio Lundini andato in onda su Rai2 in seconda serata da settembre 2020 al 4 gennaio 2021 (trovate le puntate su RaiPlay), vi catapulta in un universo in cui le regole della comicità sembrano essere state sospese. O meglio, le regole della comicità all'italiana che abbiamo imparato a conoscere con il Bagaglino, Zelig, Colorado e altri programmi che hanno canonizzato il comico come figura spara-battute, sempre sul pezzo, che ci tiene ad apparire giovane e simpatico. Valerio Lundini, romano di 34 anni, va fieramente contro corrente: si veste come un vecchio assicuratore, non sorride mai, esibisce una compostezza vetusta e un ossequiosità alle regole del politicamente corretto applicate alla televisione che lo fanno apparire più come una parodia di Bruno Vespa che un giovane comico rampante. Insomma il cringe, questa parola alla quale l’Accademia della Crusca ha appena dedicato una scheda e che arriva proprio da Internet: l’imbarazzo non per se stessi ma per un’altra persona, nello speicifico per Lundini. O almeno, per il suo personaggio televisivo: perché Valerio Lundini con la sua Pezza ha svecchiato la televisione, liberandola dai dogmi, scimmiottandone i topoi e dimostrando un'intelligenza comica fuori dal comune, capace di catturare un pubblico che disdegna la televisione: la generazione Z e il popolo degli shitposter.

Valerio Lundini, il meme vivente

Per tentare di capire meglio il fenomeno Valerio Lundini, bisogna seguirlo su Instagram. Lì il comico dà il meglio di sé, con sketch che giocano sulle assonanze o video che costruiscono situazioni paradossali: come un ristorante giapponese in cui solo lui può mangiare, o le improbabili dirette streaming con Francesco Totti e Barbara D'Urso in pieno lockdown. Proprio il target di pubblico della televisione generalista sembra quello più preso di mira dalla Pezza: le interviste dal tono cerimonioso scimmiottano lo stile di Fabio Fazio, mentre la smania di apparire politicamente corretto, inclusivo e progressista svergognano in un colpo solo tutti i programmi di opinione e costume comparsi in televisione negli ultimi vent'anni, inclusi quelli della Rai. Sono proprio le interviste la punta di diamante della Pezza: intermezzi di puro cringe televisivo, in gran parte improvvisati. Tutto si fonda sulla bravura dell'ospite nel rispondere a domande nonsense: un azzardo, e infatti alcune sono più riuscite di altre, e non per colpa di Lundini (evitate quella a Carlotta Antonelli: consigliati Carl Brave, Alessandro Borghi e Piergiorgio Odifreddi). L'effetto è meta-comico: provi imbarazzo, non sai spiegarti che sta succedendo, ma ti diverti.

La meta-televisione di Lundini

Lundini funziona soprattutto perché la sua comicità affonda a piene mani nella cultura web: non sarebbe altrimenti riuscita nell'impresa di avvicinare i giovanissimi, voraci shitposter, a un media ormai decrepito come la televisione. La Pezza riscrive la televisione, nel perimetro spazio temporale della seconda serata in uno studio scarno, popolato da pittoreschi anziani e arricchito da una band che suona male (volutamente: i Vazzanikki sono bravissimi) e una improbabile "signorina Buonasera": Emanuela Fanelli, protagonista di esilaranti sketch (non perdete "Voci di donne"), in cui il confine tra serio e faceto diventa indistinguibile. Se la visione di Una pezza di Lundini vi provoca imbarazzo e disagio, non preoccupatevi, è l'effetto ricercato. La televisione del futuro è cringe: appena nobilitato dalla Crusca, è il termine perfetto per descrivere Lundini e il suo carrozzone dell'assurdo

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