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Roberto Baggio è ancora un campione. Per capirlo basta leggere la sua lettera ai giovani

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Uno dei sogni più belli risale ai tempi delle superiori, erano i primissimi anni 2000. Sognai di essere amico di Roberto Baggio. Andavamo a cavallo insieme, lui mi conduceva verso ignote terre argentine (dove infatti Baggio possedeva un ranch). Ci sorridevamo, era una splendida giornata di sorrisi e sincera amicizia tra esseri umani, una scena di Uomini e topi di Steinbeck riscritta dalla mia mente. Mi svegliavo con un senso di grande benessere, convinto che gli amici di Roberto Baggio – i veri amici, quelli d’infanzia – fossero delle persone molto fortunate. Vent’anni dopo, Baggio è ancora il più grande amico che non ho mai avuto. Un esempio di coraggio e determinazione, caratteristiche che emergono nella sua lettera del 2013 indirizzata ai giovani.

La lettera di Roberto Baggio

«Quello che rende una vita riuscita è gioire di quello che si fa. Ricordo la gioia nel volto stanco di mio padre e nel sorriso di mia madre nel metterci tutti e dieci la sera intorno alla tavola apparecchiata. E proprio dalla gioia nasce quella sensazione di completezza di chi sta vivendo pienamente la propria vita»: questo è uno degli insegnamenti che Baggio ha voluto scolpire in una lettera indirizzata ai giovani, diventata famosa. «È fondamentale essere coraggiosi», scrive Baggio «e imparare a vivere credendo in voi stessi. Avere problemi o sbagliare è semplicemente una cosa naturale. E’ necessario non farsi sconfiggere».

«La cosa più importante è sentirsi soddisfatti, sapendo di aver dato tutto. Di aver fatto del proprio meglio, a modo vostro e secondo le vostre capacità. Guardate al futuro e avanzate. Ho subìto da giovane incidenti alle ginocchia, che mi hanno creato problemi e dolori per tutta la carriera. Sono riuscito a convivere e convivo con quei dolori, grazie al sacrificio, che vi assicuro che non è una brutta parola. Il sacrificio è l’essenza della vita, la porta per capirne il significato. La giovinezza il tempo della costruzione. Per questo bisogna allenarvi bene adesso: da ciò dipenderà il vostro futuro. Per questo, gli anni che state vivendo sono così importanti. Non credete a ciò che arriva senza sacrificio, non fidatevi è un’illusione. Lo sforzo e il duro lavoro costruiscono un ponte tra i sogni e la realtà».

Il Divin Codino, film su Roberto Baggio su Netflix

Il film Netflix su Roberto Baggio, uscito oggi, 26 maggio 2021, si intitola Il Divin Codino e ha emozionato lo stesso protagonista. Solitamente restio a interviste e incontri pubblici, il campione di Caldogno ha infatti partecipato all’anteprima organizzata da Netflix, raccontando la sua vita, sorprendendo ancora una volta per la sua modestia: «Non volevo fare il film», ha detto Baggio «perché dicevo "Cosa vuoi che interessi alla gente della mia storia". Mi sentivo inutile per una cosa così grande. Per fortuna vivo una vita molto semplice, fatta di piccole cose, ed è la mia natura che mi porta a questo. Oggi se uno prende le cose troppo sul serio finisce male».

Una vita semplice

La vita “molto semplice” di cui parla Baggio è stata in realtà avventurosa, ricca di colpi di scena ed eventi che hanno segnato la storia popolare italiana degli ultimi anni. «La sua vita era una poesia, e lo è ancora», ha spiegato il suo manager Vittorio Petrone in uno speciale andato in onda su RaiPlay. La poesia di Baggio sta nella sua condizione di antidivo, nell’assenza di manie di protagonismo, nel vivere la condizione di calciatore con la stessa spontaneità con la quale – probabilmente – la viveva da ragazzino, prima di approdare al professionismo. Quando giocava stupiva soprattutto il suo altruismo: l’azione individuale non era mai un’esibizione o un’affermazione, ma la migliore soluzione possibile per la squadra o un modo per regalare al pubblico pagante poesia sul rettangolo verde.

Il film su Netflix

Il Divin Codino, dal 26 maggio su Netflix, è diretto da Letizia Lamartire (che ha preso parte anche alla regia della serie tv Baby, sempre su Netflix), 34enne regista, nata quando Baggio già incantava in serie A con la Fiorentina. Il film arriva a due mesi di distanza dalla serie tv su un altro campione, Francesco Totti su Prime. Il lungometraggio ripercorre le tappe clou della carriera del numero 10: la famiglia di umili origini, i contrasti con il padre (il bravo Andrea Pennacchi), il boom con la Fiorentina e la consacrazione. Ci sono anche i suoi allenatori emblematici: Sacchi, con il quale ebbe un acceso confronto nel mondiale americano del 1994 e Carletto Mazzone, interpretato dal barzellettiere romano Martufello. Mazzone, figura chiave per Baggio, rappresenta un altro momento di svolta. Quando il numero 10 era già sul viale del tramonto, con le ginocchia polverizzate, Mazzone gli seppe dare nuova linfa e fiducia, permettendo a Baggio di esprimersi a livelli altissimi alla soglia dei quarant’anni.

Cosa fa Roberto Baggio oggi che si è ritirato a vita privata?

È il giorno dell’ultima partita, il 16 maggio 2004: gli 80mila spettatori circa che assistono a Milan-Brescia, nello stadio San Siro, si alzano in piedi per applaudire Baggio che esce dal campo. Il ‘Divin Codino’ aveva 37 anni. Da allora – a differenza di molti campioni – ha abbandonato il mondo del calcio. Ha scelto di non sedersi su una panchina, di non partecipare ai salotti televisivi, di declinare, con garbo, le tante opportunità che gli sono state prospettate. Ha mantenuto la coerenza con i concetti e i valori espressi da giocatore, e anche per questo la sua immagine è rimasta inscalfita, e immutata la nostalgia che lo accompagna da quando si è ritirato. In quel 16 maggio 2004 Paolo Maldini, capitano del Milan, lo abbracciò e gli disse: «Il calcio non sarà mai più la stessa cosa». E in effetti da allora, soprattutto nel calcio italiano, si sono visti sempre meno numeri 10 e la fantasia è stata sacrificata: a scuola calcio si preferisce insegnare concetti come grinta, cuore, agonismo, corsa. Baggio non tornerà mai più. Si spera possano invece tornare i suoi valori: il coraggio di fare scelte non banali e la gioia di stupire e far divertire.

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