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«Non riconoscere lo ius soli sportivo è folle» per Giuseppe Malagò del Coni

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Non riconoscere lo ius soli sportivo è «folle e aberrante» secondo il presidente del Coni Giovanni Malagò. In una conferenza stampa indetta dopo lo storico doppio successo alle Olimpiadi di Tokyo 2020 di Gianmarco Tamberi (salto in lungo) e Marcell Jacobs (100 metri), Malagò ha preso posizione sullo ius soli: «Sono anni che c’è polemica, ora vogliamo occuparci solo di sport e non di politica ma non riconoscere lo ius sportivo è aberrante, è un discorso che va assolutamente concretizzato. A 18 anni e un minuto», ha aggiunto Malagò, «chi ha determinati requisiti deve avere la cittadinanza italiana senza affrontare una via crucis che fa scappare chi si stanca di aspettare».

Cos'è lo ius soli sportivo, l'integrazione attraverso lo sport

Secondo Malagò dalle Olimpiadi dovrebbe arrivare una spinta all’integrazione. Non è dello stesso parere Matteo Salvini, leader della Lega, che ha twittato: «Ius Soli? Già oggi, a 18 anni, chiunque può chiedere e ottenere la cittadinanza. Squadra che vince non si cambia». Più chiaro di lui era stato Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, che aveva detto: «Lo ius soli è una bandierina ideologica: posso assicurare che sino a quando la Lega sarà al governo quella legge non sarò mai approvata».

Una legge entrata in vigore nel febbraio del 2016, riconosce per i minori stranieri residenti in Italia la possibilità di essere tesserati (dai dieci anni in poi) per le federazioni sportive con le stesse procedure che valgono anche per gli italiani. Il problema si pone poi quando il cittadino residente in Italia ma straniero deve essere convocato nelle selezioni nazionali, per le quali serve la cittadinanza. La legge ha peraltro alcuni aspetti controversi perché specifica appunto che gli stranieri devono essere “regolarmente residenti”, escludendo di fatto tutti i minori privi di permesso di soggiorno o non iscritti all’anagrafe.

Quanti sono i 'cittadini sospesi'

Gli stranieri residenti in Italia sono 5.039.637, l’8,4% della popolazione nazionale, per la metà europei e, nel 52% dei casi, donne. A questi si sommano 512.000 immigrati irregolari, di cui circa 160.000 stipati nei ghetti. Secondo l’Istat, nel 2018 erano circa un milione i minori stranieri non naturalizzati italiani, circa un quinto della popolazione totale straniera. Di questi, il 75% era nato in Italia, con grandi differenze fra le collettività: la quota di nati in Italia superava l’89% per la Cina e si riduceva al 55% nel caso del Pakistan. Giovani e giovanissimi che frequentavano le nostre scuole. Ad attendere la cittadinanza ci sono anche più di 2 milioni di lavoratori immigrati. E le tempistiche sono lunghissime: per l’acquisizione della cittadinanza si va da 12 mesi se si è sposati con un italiano e si ha figlio, fino a dieci anni se si è extracomunitari.

Gli afrodiscendenti che chiedono lo ius soli e la cittadinanza

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