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«Non è un paese per grassi»: la ribellione delle 'Belledifaccia'

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Chiara Meloni e Mara Mibelli hanno dato forma ad un prontuario intitolato Belle di Faccia per le ragazze grasse che non hanno paura di definirsi tali e che intendono dire no alla discriminazione e alla grassofobia.

Tutti i corpi sono validi

«Tu sei bella, di faccia», è questa la micro aggressione velata da un complimento che le ragazze grasse si sentono rivolgere troppo spesso per fare finta di non capirne il sottotesto: il tuo corpo non può essere considerato desiderabile. Due anni fa Belledifaccia è diventato il nome della pagina Instagram che Chiara Meloni e Mara Mibelli hanno raccontato a VD di aver creato per diffondere dei concetti ancora poco noti: «Abbiamo voluto usare questo nome di battaglia perché è facilissimo riconoscersi in questa situazione, infatti tantissime ragazze ci hanno scritto che anche loro da tutta la vita si sentono dire di essere belle, ma solo di faccia». La rivolta parte dalla Body Positivity il cui primo comandamento afferma che tutti i corpi sono validi.

No, se Vanessa Incontrada mostra due rotolini in copertina non è una rivoluzione

Troppo spesso viene proposta una versione edulcorata della body positivity che si basa sulla crescita dell'autostima, ma per Chiara e Mara il discorso è politico, si tratta di femminismo intersezionale, e riguarda chi ha davvero un corpo non conforme: «Se una persona grassa, una disabile o una trans arrivano ad amarsi per quello che sono non cancelleranno la discriminazione che subiscono. Quando una persona grassa va ad un colloquio e non viene neanche considerata per via di come appare, il fatto che si ami non cambierà la decisione del datore di lavoro, così come le sedute di cinema, metro, aerei e i tornelli del supermercato non si allargheranno magicamente solo perché hai una forte autostima». La body positivity è intersezionale perché tiene conto di diverse identità marginalizzate. «Noi rispettiamo il percorso di empowerment di Vanessa Incontrada perché qualunque donna è continuamente sotto i riflettori per il suo aspetto e anche prendere due chili viene giudicato negativamente, però far passare un corpo come il suo, che è sempre più magro della media delle donne italiane, come un corpo da normalizzare è controproducente. Il problema invece è sistemico».

Grassofobia e thin privilege due facce della stessa medaglia

Se la nostra società considera il grasso qualcosa di non ammissibile lo si deve alla grassofobia: un insieme di pensieri e azioni basati sul preconcetto. La persona grassa viene percepita come poco intelligente, avida, debole, con scarsa igiene e incapace di controllarsi. Questi pregiudizi si traducono nella scarsa probabilità di ottenere una diagnosi medica che non sia basata sul peso, di trovare lavoro grazie alle proprie capacità, di trovare la propria taglia nei negozi e di vivere serenamente. Tutto ciò fa sì che chi non è grasso goda del Thin privilege, il privilegio di non essere discriminato per il proprio aspetto, un diritto riservato solo a chi ha un corpo conforme ai dettami sociali.

«Create disagio, siate scomode»

«Chi commenta il tuo corpo deve capire che quel comportamento non è accettabile» e per farglielo capire a volte basta un po' di ironia: «Non ti farebbe male perdere un po’ di peso!» «A meno che tu non mi debba trasportare fin sull’Himalaya sulle spalle, dubito che la cosa ti riguardi». Questa è una delle frasi che il libro Belle di Faccia, edito da Mondadori, suggerisce di usare per rispondere ai commenti molesti. Il volume contiene un simpatico frasario con esempi di come si possa e si debba rispondere a chi, più o meno consapevolmente, ci fa sentire inadeguati, per esempio quando si fanno battute sulle persone grasse: «... e poi c’era questa cicciona enorme». «Ma cicciona quanto me o di meno?». «Non dovete essere concilianti. Dopo aver sopportato in silenzio battute grassofobiche e uscite infelici sulle diete, finalmente sapete da dove queste derivano e non siete più tenute a subire e fare finta di niente».

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