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Tutti i miti da sfatare sui millennial
Giù le mani dai millennial, dai choosy, dai bamboccioni, dai “fiocchi di neve” e dagli enfants prodiges mancati, perché a loro appartengono le lande pericolose e inesplorate della rivoluzione tecnologica. Chiusi in un ritratto a indefinite macchie di colore da chi batte il bastone su un pavimento ormai imbarcato dal tempo, i nuovi pionieri sono in realtà molto più simili ai loro genitori di quanto si possa pensare, tra sogni infranti e difficoltà a entrare nella famigerata vita adulta.
Chi sono i millennial?
A rivelare chi sono veramente i millennial è una ricerca condotta da Ipsos MORI dal titolo Millennial: Myths and Realities, che sfata i miti più comuni intorno alla generazione «più derisa di sempre». Ma sono anche la prima generazione dagli anni Sessanta a doversi confrontare con una delle crisi economiche più gravi del nostro tempo. Un’eredità pesante con cui però non è possibile non fare i conti per una generazione a cui era stato promesso tutto e a cui uno smartphone aveva dato l’illusione di avere il mondo sul palmo di una mano.
Con “millennial” o “generazione y” si intende la generazione del “millennio”, ovvero i giovani (e meno giovani) nati fra 1980 e 1995. Mammoni per obbligo e non per passione, sono i più istruiti di sempre e, forse, anche per questo, i più disillusi. Nonostante l’Italia registri un tasso di laureati tra i più bassi in Europa, secondo Ipsos MORI nel 2014 circa il 30% dei millennial tra i 18 e i 34 anni possedeva una laurea, contro il 24% della generazione x, cioè dei nati tra metà anni ’60 e inizio anni ’80, nella stessa fascia di età a inizi anni Duemila.
I millennial sono più istruiti rispetto anche ai giovani della generazione z, cioè rispetto ai nati dal 1995 a oggi che preferiscono il lavoro al perfezionamento scolastico. Eppure i millennial guadagnano meno dei loro genitori, ma si dichiara disponibile ad adattarsi a lavori manuali, dal commesso all’operaio in fabbrica. Flessibilità e realismo diventano quindi le parole d’ordine per restare a galla.
Le differenze tra baby boomer, generazione x e millennial
Nostalgia per il mondo pre-digitale, scarsa fiducia nelle istituzioni e propensione a credere a quello che «dice la pubblicità»: sono alcuni dei punti di contatto fra baby boomer, generazione x e millennial. La generazione y è anche quella che più si astiene dal voto, dimostrandosi la generazione più disillusa da sempre. E anche se si definisce progressista, si lascia corteggiare dalle destre.
Secondo dati della società di ricerca YouTrend del 2018, la Lega di Salvini ha conquistato il 21% degli elettori sotto ai 24 anni di età e il 15% di quelli fra i 25 e i 34 anni, classificandosi come secondo partito preferito dai giovani. E così i nostalgici delle pubblicità delle merendine e dei gelati anni Novanta si trasformano in carne da cannone in sede elettorale.
Immigrazione, ambientalismo e diritti
Nonostante le ondate verdi e arcobaleno, i millennial non sono sempre più avanti sul tema dei diritti. Su molte tematiche, come omosessualità, pena di morte e parità dei sessi, la strada appare in discesa infatti grazie al lavoro dei baby boomer.
In Italia, ad esempio, l’80% dei giovani ritiene che gay e lesbiche debbano vivere la propria vita liberamente, circa la stessa percentuale riscontrata sul totale della popolazione, mentre il 44% sostiene che debba esserci la pena di morte per i reati più gravi. Un dato analogo a quello individuato sull’intera popolazione. Per i millennial, dunque, sono altre le battaglie per cui combattere: dall’ambientalismo all’immigrazione. A colpi di dita che scivolano su uno schermo.