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disturbi mentali

Instagram ci ossessiona con l'aspetto fisico. A scapito della salute

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Elena (nome di fantasia), adolescente toscana, stava cercando sul suo account social ricette culinarie per tonificare le gambe. Una ricerca fatta in maniera ingenua, partendo dalla convinzione che le proprie gambe fossero fuori dai canoni. Nel giro di pochi giorni sulla bacheca di Elena si insinuano decine di foto di gambe femminili perfette. La conseguenza a lungo termine di questa distorsione? Elena sviluppa una sorta di dipendenza dalle immagini, sente il bisogno di avere quelle gambe e diventa in breve tempo anoressica. La storia – resa in poche righe che non possono riassumere i mesi burrascosi vissuti dalla ragazza – è raccontata dalla dottoressa Annalisa Battisti, psicologa, esperta in disagi adolescenziali. Non è, purtroppo, l’unico caso, e in questi giorni si discute molto – soprattutto negli Stati Uniti – dei possibili effetti negativi dei social network sugli adolescenti.

I dati nascosti da Facebook e il racconto di due giovani lettrici

Un’inchiesta giornalistica del Wall Street Journal ha finalmente messo nero su bianco timori condivisi da molti: Instagram può danneggiare gli adolescenti. Il profondo lavoro giornalistico ha coinvolto più firme del WSJ e ha denunciato un fatto su tutti: Facebook sapeva dei rischi connessi all’utilizzo di Instagram da parte degli adolescenti, ma ha preferito ignorarli. Fino a quando Frances Haugen, ex manager del gruppo fondato da Mark Zuckerberg, ha deciso di parlare. La whistleblower ha deciso di farsi avanti per «il bene comune» e perché ha «riconosciuto una verità spaventosa, che quasi nessuno al di fuori di Facebook conosce». Ciononostante Haugen sa che la compagnia ha «risorse infinite, che potrebbe usare per distruggermi» e lo ha annunciato in un’audizione pubblica al Senato degli Stati Uniti.

Secondo la ricerca interna diffusa da Haugen, un giovane utente su tre sviluppa disturbi di percezione del proprio corpo, mentre altri ritengono che la piattaforma provochi loro angoscia e un aumento delle tendenze depressive. Il Wall Street Journal ha ottenuto i risultati delle ricerche condotte da Facebook dal 2019 in poi. «Il 32% delle ragazze adolescenti ha affermato che quando si sentivano male per il proprio corpo Instagram le faceva sentire peggio», secondo quanto riferito dai ricercatori. Durante l’audizione in Senato Frances Haugen ha poi sottolineato che, secondo la ricerca, il 6% dei bambini ha ammesso di essere dipendente da Instagram. E questo, ha aggiunto Haugen, è nocivo per la salute e per il percorso scolastico. Facebook avrebbe anteposto il profitto alla sicurezza, ha affermato l’ex manager. Gli studi rivelavano, poi, qualcosa che molto spesso abbiamo pensato tutti: come «gli algoritmi potessero portare, in poco tempo, bambini e ragazzi da contenuti innocui come “ricette per la salute” a contenuti legati alla promozione dell'anoressia». Ed è esattamente il caso di Elena. Non l’unico esempio, purtroppo. VD ha interpellato alcune giovanissime lettrici, che hanno avuto esperienze simili a quella di Elena, raccontata dalla dottoressa Battisti.

«Il mio primo approccio con i social network risale a quando avevo 10 o 11 anni, ora ne ho 16», racconta Teresa. «Instagram è parte integrante della vita dei miei coetanei. Provavo a essere distaccata ma sono sempre stata insicura, di me e del mio corpo, e i social hanno aggravato la mia scarsa autostima». Secondo Teresa chi guarda i contenuti degli influencer non percepisce le alterazioni e il divario tra reale e posticcio è sparito: «Bombardata da corpi perfetti, vite perfette, la mia persona ha iniziato a risentirne. Su TikTok, poi, sono assalita da prototipi e ideali che definirei tossici. Oggi faccio parte di quella percentuale di persone affette da disturbo alimentare».

Secondo Teresa «se si hanno delle predisposizioni i social finiscono per affondarti nella voragine dei disturbi mentali», anche se bisogna riconoscere che «sono un mezzo potentissimo e se vogliamo anche molto utile, ma che dobbiamo saper usare con la testa. Spero che diventino un mezzo di prevenzione e supporto per chi soffre o sta affrontando un periodo buio». Anche Patrizia vive un rapporto conflittuale con i suoi account social. Controllando la bacheca avverte una sensazione che a VD descrive in questo modo: «Come se su di me ricadesse una colpa solo perché, per questioni socio-economiche, non riesco ad avere uno stile di vita più sostenibile o dinamico».

La difesa di Facebook

Secondo Frances Haugen Facebook farà ben poco per cambiare l’attuale stato delle cose a meno che non sia costretta. Le polemiche hanno messo, però, l’azienda fondata da Zuckerberg sulla difensiva: prima è stato sospeso il progetto Instagram Kids, pensato per i minori di tredici anni. Poi Antigone Davis, responsabile globale della sicurezza di Facebook, ha illustrato in Senato i risultati di una ricerca secondo la quale «molti adolescenti che stanno lottando affermano che Instagram li aiuta ad affrontare molti dei problemi difficili che sono così comuni all'essere adolescenti». Lo stesso Zuckerberg aveva affidato a un post la sua linea di difesa: «Una rappresentazione errata del nostro lavoro e delle nostre motivazioni. […] Facciamo soldi con le inserzioni e gli inserzionisti continuamente ci dicono che non vogliono che i loro annunci non siano vicino a contenuti dannosi».

E da pochi giorni Facebook ha annunciato che introdurrà nuove misure sulle sue app per allontanare gli adolescenti dai contenuti dannosi. «Introdurremo qualcosa che penso farà una notevole differenza, ovvero quando i nostri sistemi vedono che l'adolescente guarda lo stesso contenuto più e più volte ed è un contenuto che potrebbe non essere favorevole al suo benessere, allora li spingeremo a guardare altri contenuti», ha affermato Nick Clegg, vicepresidente degli affari globali di Facebook. Evidenza del fatto che uno strumento di questo tipo, a tutela degli adolescenti, mancava.

I canoni impossibili imposti dai social

«Le ragazze sono sicuramente più esposte, ma va sottolineato che il fenomeno interessa anche i maschi», specifica a VD la dottoressa Annalisa Battisti. «Il disagio più grande lo vivono le ragazze sottoposte a modelli impossibili, su Instagram e TikTok. Non hanno mezzi per valutare la presenza di filtri e questo distinguere la foto ritoccata dalle doti naturali. Questi modelli irraggiungibili poi si scontrano con la realtà e allo specchio ognuna nota il proprio difetto». Parti del corpo che diventano «non conformi» a presunti canoni promossi dai social, in un periodo di crescita nel quale è fondamentale sentirsi accettati. «Pancia piatta, girovita molto stretto, occhi grandi, pelle patinata. Queste foto hanno il potere, per chi – come molti adolescenti – non ha occhio critico, di rendere i nostri corpi “difettosi”, di eliminare la visuale nel complesso portando ragazze e ragazzi a concentrarsi su specifiche parti del corpo per arrivare a canoni irraggiungibili. E chi non ci arriva poi cade più facilmente in depressione e sviluppa altri disturbi».Bisogna usare questi strumenti social con occhio critico, stabilire alcune regole in famiglia e - avverte la dottoressa - in caso di disturbi alimentari o dismorfismo corporeo rivolgersi ai professionisti.

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