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Infiammati da Trump, i suoi sostenitori hanno assaltato il Parlamento

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È stata una giornata storica e tragica, quella di ieri, per la democrazia americana. Mentre a Capitol Hill si riunivano i parlamentari per ratificare la vittoria di Joe Biden, nel giardino The Ellipse della Casa Bianca Donald Trump continuava a incendiare i suoi suppporter contro i presunti “brogli” alle elezioni di Novembre. «Non concederemo la vittoria, non ci arrenderemo mai» ha dichiarato l’ormai ex-Presidente, coronando così due mesi di tweet arrabbiati che hanno scatenato un vero e proprio assalto al Congresso. La folla ha superato le deboli barriere della polizia e messo sotto assedio Capitol Hill, mentre alcuni gruppi tentavano l’irruzione nella sede delle istituzioni americane. Gli agenti di sicurezza hanno dovuto estrarre le armi, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, e scortare i parlamentari al sicuro. «Capisco la vostra rabbia, ci hanno rubato le elezioni», ha twittato Trump. «Ma ora andate a casa». Il bilancio finale di 4 morti e 52 arresti fa paura, anche ai più vecchi sostenitori di Trump, come il suo vicepresidente Mike Pence, che ha preso le distanze dal capo: «È un giorno buio nella storia del Paese». I social hanno chiuso tutti i canali dell’ex-presidente e 18 parlamentari hanno firmato una lettera congiunta proprio per Pence: «Per il bene della democrazia vi esortiamo con forza a invocare il 25/mo emendamento e iniziare il processo di rimozione del presidente Trump: ha dimostrato più volte di non essere adatto a proteggere la nostra democrazia e a svolgere i suoi compiti».

I poliziotti che si sono uniti alle proteste in America

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