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La Germania non rimanda due migranti in Italia perché «rischiano di subire trattamenti inumani»

Due migranti, uno proveniente dalla Somalia, l’altro dal Mali, sarebbero dovuti rientrare in Italia dalla Germania secondo il regolamento di Dublino. Ma l’Alta Corte Amministrativa del Nord Reno-Westfalia ha rifiutato di rimandarli nel nostro paese, perché i due «rischiano seriamente di subire trattamenti inumani e degradanti» a causa delle implicazioni del Decreto Sicurezza dell’ex-ministro Salvini.

Le ragioni del tribunale

Nella motivazione della sentenza del tribunale amministrativo tedesco si fa riferimento al fatto che «entrambi i richiedenti non avrebbero accesso a una struttura di accoglienza e alle relative cure nel caso di un ritorno in Italia». Il rimando è alla perdita del diritto all’alloggio per i migranti nei centri d’accoglienza, introdotto con il cosiddetto Decreto Salvini (o Decreto Sicurezza) del 2018, riformato nel 2020. Non solo. «I rifugi per i senzatetto o i ricoveri d’emergenza non sono disponibili in numero sufficiente» per chi non ha disponibilità economiche.

«C’è il serio rischio che non siano in grado di soddisfare i loro bisogni più elementari per un lungo periodo di tempo se vengono trasferiti di nuovo in Italia», si legge nella comunicazione pubblicata dai giudici. Il tribunale ha quindi rigettato la richiesta delle autorità tedesche – in un caso del Bamf (Ufficio federale per la migrazione) e nell’altro di un tribunale di primo livello – di rimandare indietro i due migranti secondo quanto previsto dal regolamento di Dublino, che assegna il procedimento d’asilo al Paese di primo approdo. Ma non è la prima volta. Lo scorso gennaio il tribunale superiore per lo stesso motivo aveva rifiutato il trasferimento di alcuni migranti in Grecia: l’Italia non è la sola Libia d’Europa. D'altronde VD ha raccontato in questo video, grazie a Yousif AlShewaili, come si vive nel campo di Moria a Lesbo.

La situazione a Lesbo dopo l'incendio di Moria

Le condizioni dei migranti in Italia

Gli stranieri residenti in Italia sono 5.039.637, l’8,4% della popolazione nazionale, per la metà europei e, nel 52% dei casi, donne. A questi si sommano 512.000 immigrati irregolari, di cui circa 160.000 stipati nei ghetti. Un numero altissimo, in parte frutto dei decreti sicurezza che, per quanto ora modificati, hanno reso più stringenti le regole per ottenere permessi di soggiorno, anche stagionali. Questa schiera di fantasmi agli occhi dello Stato vive in condizioni degradanti, nell’attesa di ottenere un documento che ne attesti l’esistenza e i diritti in Italia. VD ha visitato i migranti del campo di Rosarno per farsi raccontare le loro storie in questo video.

La vita all’interno di una tendopoli di migranti

Anche ottenere la cittadinanza è un problema

L’Italia è uno dei paesi dell’Europa occidentale che crede meno nell’integrazione e regolarizzazione dei flussi migratori. L’introduzione di ius soli e ius culturae è naufragata più volte, nonostante le molte voci, soprattutto di italiani di seconda generazione, a favore di questo provvedimento, che abbiamo raccolto in questo video.

Gli afrodiscendenti che chiedono lo ius soli e la cittadinanza

Per non parlare dell’ottenimento della cittadinanza da parte degli immigrati adulti. A gennaio 2018 “i nuovi italiani” erano, secondo l’Istat, 1.345.261. Sempre secondo l’istituto, nello stesso anno erano circa un milione i minori stranieri non naturalizzati italiani, circa un quinto della popolazione totale straniera. Ad attendere la cittadinanza sono anche più di 2 milioni di lavoratori immigrati. E le tempistiche? Per l’acquisizione della cittadinanza si va da 12 mesi se si è sposati con un italiano e si ha figlio, fino a dieci anni se si è extracomunitari. Abbiamo raccolto le loro voci all’uscita della questura in questo video.

Chiedere la cittadinanza italiana nel 2020

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