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Come giornalisti e pubblico hanno rovinato Game of Thrones

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Game of Thrones è finita, tra buchi di sceneggiatura, grandi emozioni e plot twist esasperati, svelandoci una verità che va oltre il suo finale spettacolare e deludente: nell’epoca dei social l’urgenza di commentare, di avere ragione, magari indovinando un colpo di scena, è più importante di gustarsi un racconto in silenzio, defilati, senza protagonismi. Giornalisti, pubblico, influencer, gli stessi autori con i loro commentaries, hanno alimentato un cicaleccio continuo attorno alla serie che ne ha scarnificato la narrativa, lasciandola sul piatto come un osso masticato e insapore. In questi ultimi anni di Game of Thrones, e in particolare dall’inizio della settima stagione, abbiamo visto e subìto un vero e proprio circo sui social: giornali che scrivevano di tutto pur di accalappiare click, recensioni per ogni episodio, utenti di qualsiasi tipo lanciarsi in speculazioni o analisi e spoiler gratuiti tirati fuori come meme pochi minuti dopo l’uscita notturna dell’ultima puntata. Una sfilata di narcisismo e clickbaiting dalla quale, in queste settimane su Videodrome, ci siamo astenuti per un motivo che sembra essere stato dimenticato da tutti: come pubblico dovremmo ascoltare le storie, non raccontarle. Ci stanno, certo, la recensione o l’analisi, perfino nel teatro antico il pubblico partecipava attivamente alla messa in scena con grida, applausi o proteste. Ma per Game of Thrones la linea sottile tra ‘cineforum’ e autoerotismo intellettuale è stata ampiamente superata, e come ogni eccesso ha finito per erodere il piacere della visione, della scoperta.

Con Game of Thrones ci siamo dimenticati che come pubblico dovremmo ascoltare le storie, non raccontarle

Abbiamo vissuto questa esperienza collettivamente ma senza misura, partorendo troppe teorie, raccontandoci troppe ipotesi e a un certo punto la massa critica di idee, conoscenze e previsioni ci ha travolto divenendo più interessante della storia in sé, ormai incapace di raggiungere le vette della nostra immaginazione. Dopo otto anni di elucubrazioni e discussioni sentivamo Game of Thrones più nostro che degli autori, condannandoci così a una continua delusione. In fondo quelle teorie erano un po’ il riflesso di noi stessi e scoprirle sbagliate per molti è stato come vivere un rifiuto. Ma noi siamo spettatori, non narratori, e dovremmo accettarlo per poter godere di un racconto, soprattutto oggi, nell'epoca dei social.

Game of Thrones è una metafora del climate change?

Come antichi romani sugli spalti del Colosseo, osservavamo ogni episodio alla ricerca del sangue dei nostri beniamini, lanciando il ‘Totomorto’ per vedere chi di noi avrebbe indovinato il prossimo trapasso e vinto una flebile conferma online della propria sagacia. Una morbosità, quella sui decessi, che ha raggiunto livelli imbarazzanti con fan che valutavano un episodio dal numero di morti tra i protagonisti, delusi che in una battaglia solo cinque personaggi fossero caduti. Game of Thrones ci ha abituato a non dare nessuno per scontato, per questo a ogni angolo buio, a ogni scontro epico, a ogni duello, avevamo il fiato sospeso, soffrivamo, temevamo. Ma erano queste emozioni il fine della narrazione, non la morte dei personaggi. Stavamo confondendo il mezzo con il fine, come al solito.

Mentre HBO spendeva 15 milioni di dollari a episodio quelli che lo piratavano si lamentavano sui social che non ci fosse abbastanza budget

Certo, la settima e ottava stagione soffrono di una scrittura lacunosa, tempi narrativi troppo brevi e budget ristretti. Però riflettiamo su questi ultimi due aspetti: Game of Thrones è stata la serie più piratata di sempre, oltre un miliardo di volte tra streaming e download (il primo episodio dell’ottava stagione è stato scaricato illegalmente da oltre 50 milioni di utenti in 24 ore). Considerando il prezzo al pubblico di un episodio e i contributi delle pay tv, HBO ha perso una cifra a dieci zeri in utili, abbastanza da mandare in bancarotta un grande istituto finanziario.

Game of Thrones è stato scaricato illegalmente un miliardo di volte
Game of Thrones è stato scaricato illegalmente un miliardo di volte

Cosa avreste fatto se vi avessero derubato un miliardo di volte? Naturalmente non ci riferiamo a chi aveva realmente difficoltà a pagare la serie, ma a tutti gli altri che, mentre HBO investiva 15 milioni di dollari per ogni singolo episodio, lo piratavano per poi lamentarsi sui social che non ci fosse budget per il saluto tra Jon e Spettro. Un trionfo di ipocrisia e disonestà intellettuale. Le narrazioni dovrebbero aiutarci a trascendere noi stessi, non diventare un mezzo per lamentarci o distinguerci. Al netto dei difetti di sceneggiatura, la serie si è arenata proprio su quella riva, dove l’isola della storia ha incontrato il mare delle aspettative e delle interazioni, così infuriato e gonfio da sommergerla.

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