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Donne di potere e disturbi alimentari. The Crown di Netflix trionfa ai Golden Globe

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The Crown di Peter Morgan trionfa ai Golden Globe dopo un ritorno su Netflix per la quarta stagione che ha suscitato dibattiti e polemiche, soprattutto in Inghilterra, per la spietata e umanissima rappresentazione della famiglia reale. Il regista ci porta nelle aule di Buckingham Palace, dove una Diana diciannovenne, fidanzata trofeo solitaria e trascurata, convive con la bulimia. Dove Margaret Thatcher avanza con lo sguardo algido e il fare dimesso, mentre scatena la guerra delle Falkand, verso i suoi incontri con la Regina. Un’Elisabetta, madre anaffettiva ma sovrana impeccabile, costretta nel suo ruolo dall’abdicazione dello zio mezzo secolo prima. Attorno a loro Margaret, Ann, Elizabeth, Camilla, Katheryn e Nerissa. Una storia, quella della corona inglese, soprattutto femminile, tra potere, disturbi alimentari, alcolismo e problemi mentali.

Diana e la bulimia

La protagonista di questa stagione è la giovane Diana, catapultata nella solitudine della corte inglese degli anni ‘80. I Windsor sono un vero e proprio clan in cui è difficile entrare e sopravvivere, come scopre a sue spese la Spencer, interpretata Emma Corrin. La vita da fidanzata e poi da moglie trofeo e l’assenza di contatti umani sprofondano la ragazza nella bulimia. Un disturbo che la spinge a mangiare compulsivamente, guardarsi allo specchio, attendere il tempo giusto e poi rinchiudersi in bagno per vomitare. Nella silenziosa disapprovazione del clan, incapace di affrontare un problema che, all’epoca, pochi conoscevano. Fu proprio Diana una delle prime a strappare il velo su questo disturbo alimentare e, di conseguenza, anche sugli altri, in un’intervista alla BBC del 1995: «Non mi piacevo e non riuscivo a far fronte alle pressioni. È una malattia segreta, uno schema ripetitivo e distruttivo, era il mio meccanismo di fuga». L’attrice Emma Corrin ha voluto fortemente che la serie parlasse di questo problema: «Volevo raccontare nei dettagli quanto abbia influenzato la sua vita. La bulimia di Diana è lo specchio fedele della sua confusione emotiva e di tutti i sentimenti repressi che provava. Non avremmo reso giustizia alla persona che è stata se avessimo nascosto la sua lotta contro la bulimia».

Thatcher ed Elisabetta, due donne di potere a confronto

Se Emma Corrin ci restituisce la maturazione di Diana, Gillian Anderson invece regala una Margaret Thatcher ormai politica consumata. Il confronto con l’interpretazione di Meryl Streep in The Iron Lady avrebbe potuto essere impietoso, invece la Anderson porta a casa una performance straordinaria che, dai movimenti al tono di voce, rispecchia perfettamente la spigolosa Thatcher. Personaggio che si ama e si odia allo stesso tempo, che rompe ogni pregiudizio verso le donne di potere, nel bene come nel male. Margaret ed Elisabetta, i due capi dello stato inglese negli anni ‘80, si trovano così a confronto e in conflitto. L’abisso sociale e personale tra le due riflette il cambiamento dell’Inghilterra di quegli anni. La Thatcher descrive in maniera sprezzante, da “donna che si è fatta da sé”, quella corte reale un po’ campagnola in cui si trova bloccata durante il viaggio a Balmoral: «Faccio fatica a trovare qualcosa che riscatti questa gente. Non sono sofisticati, acculturati o eleganti né si avvicinano a un ideale. Sono zotici, snob e maleducati». Sarà l’inizio di un rapporto complicato tra due personalità dominanti che segnerà un decennio di storia.

I segreti della corona

The Crown non è mai stato tenero nella sua rappresentazione della famiglia reale. Per questo, ogni stagione, è accolta con molte critiche da parte della corte inglese. Dall’abbandono della madre da parte di Filippo ai gravi problemi relazionali che l’anaffettiva Elisabetta ha generato nei figli, dalla costante ricerca di un surrogato paterno da parte di Carlo, all’alcolismo di Margaret. Quest’anno The Crown non è stato da meno, mostrando sia la bulimia di Diana che un ancor più oscuro segreto: la misera vita a cui furono condannate le cugine di Elisabetta, Katherine e Nerissa, affette da un disturbo mentale, che furono fatte passare per morte e abbandonate in un istituto. Un segreto custodito per anni e che emerse solo mezzo secolo dopo, per caso, grazie alla sorella di Elisabetta, Margaret. Una delle tante sofferenze generate da quell’abdicazione che portò il padre di Elisabetta, membro “marginale” della corte, a diventare Re d’Inghilterra. Un colpo del destino che travolse letteralmente la vita della sua famiglia e di quella della moglie. Un’abdicazione che, però, ha dato all’Europa e all’Inghilterra la Regina più longeva e amata della sua storia.

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