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La donna alla finestra su Netflix e la nostra paura di uscire di casa

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Restare in casa osservando il mondo attraverso una finestra. Sembra la storia del nostro ultimo anno sul pianeta terra, invece è la trama di un film uscito oggi su Netflix: La donna alla finestra di Joe Wright con Amy Adams. Anna Fox è una psicologa infantile che non lascia mai il suo appartamento e che, come ne La finestra sul cortile di Hitchcock o Disturbia di D.J.Caruso con Shia LaBeouf, assiste a un evento terribile che si consuma nella casa di fronte.

La donna alla finestra su Netflix

Un film dal cast stellare, La donna alla finestra in uscita oggi su Netflix. Joe Wright dirige Amy Adams nel ruolo principale, affiancata da Gary Oldman e Julianne Moore, entrambi premi Oscar. La storia riprende i classici del thriller alla Hitchcock e si regge tutto sulle interpretazioni e sulla capacità del regista di creare tensione psicologica. Anna Fox è una psicologa agorafobica che osserva la vita della famiglia apparentemente perfetta nell’appartamento di fronte, giorno dopo giorno, mentre lei resta reclusa nella sua casa. Tutto il mondo di Anna, però, inizia a sgretolarsi quando, mentre scruta la vita di fronte attraverso la sua finestra, assiste a un crimine. Il film è un adattamento cinematografico del romanzo omonimo del 2018 di Dan Mallory, alias A.J. Finn ed è soprattutto grazie all'abilità dei suoi interpreti che resta impresso nello spettatore. Un'opera che ci rinchiude nell'appartamento con Anna, costretti ad affrontare le paure esterne come con la pandemia.

Agorafobia e ansia sociali sono mali di questo tempo

Cos’è l’agorafobia di cui soffre Anna Fox? Un disordine ansioso che normalmente viene descritto come “paura degli spazi aperti” ma che, in realtà, è la paura di trovarsi in luoghi dove, nella percezione dell’agorafobico, si scatenano gli attacchi di panico. Questa paura, certo non ai livelli patologici della protagonista, è diventata il male strisciante di questi giorni, dopo un anno speso tra lockdown, didattica a distanza e smart working. Un’ansia sociale legata alla sindrome della capanna. «Mi sento come quando ti rompi un osso» ci confessa G. della nostra community «e devi fare tanta fisioterapia per tornare alla normalità». Lo psicologo Davide Algeri ha spiegato a VD: «Tornare alle vecchie abitudini crea paura, perché non solo dobbiamo uscire all’esterno, ma dobbiamo anche tenere conto di quello che è accaduto durante i lockdown». Al trauma di un anno passato chiusi in casa si è aggiunta, quindi, anche la nostra naturale resistenza al cambiamento. A una nuova normalità.

«Mi sento strano ad avere persone intorno a me» ci dice F. «preferivo quando non c’erano». Molto simile a quello che prova B.: «Sono preoccupata e scoraggiata. È quasi un anno che non esco di casa e solo il pensiero mi fa venire l’ansia». «Come se dovessi uscire di casa» risponde P. «e ad aspettarmi ci fosse solo un muro invalicabile». La dott. Isabel Fernandez ha descritto a VD questo timore: «Molti hanno paura di alcuni luoghi, della folla, di vedere amici o parenti. Bisogna darsi delle priorità: ad esempio cominciare con il vedere una persona a cui tengo molto, poi passare ad altre due. Questo per evitare di creare troppa ansia». Insomma serve gradualità, dopo un anno difficile dove al trauma dell’isolamento si è aggiunto quello della pandemia, con tutto il suo carico di paura e sofferenza psicologica.

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