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I denti di Freddie Mercury hanno segnato le sorti dei Queen (e dei Sex Pistols)

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Potrebbe sembrare un aneddoto off-topic riguardo a Freddie Mercury, ma non lo è. C’è una scena di Grease in cui Jan, una delle Pink Ladies, vede alla TV lo spot di un dentifricio e comincia a cantare il jingle insieme a Bucky, il castoro animato che fa da mascotte al prodotto. Come italiani forse non abbiamo mai dato troppa importanza a questa scena, ma per un americano nel 1978, anno di uscita del musical best seller con Travolta, rispolverare quel vecchio jingle in bianco e nero faceva quasi l’effetto di una Madeleine proustiana, la ciliegina sulla torta di una straripante ondata nostalgica degli anni ’50. La stessa ondata conservatrice e retrò che poi, due anni dopo, porterà all’elezione di una star di Hollywood alla Casa Bianca: Ronald Reagan.

I denti di Freddie Mercury

Ecco, per molti anglosassoni la scena del jingle al pigiama party delle Pink Ladies sarà anche stata un simpatico tuffo nel passato. Ma per uno come Freddie Mercury deve aver evocato ricordi un po’ meno piacevoli. Bucky, come Bucky the Beaver, infatti è il nomignolo con cui da ragazzino lo prendevano in giro a scuola. Bucky il castoro, dagli incisivi prominenti. Peccato però che quello specifico difetto di quello specifico ragazzino nato a Zanzibar con il nome di Farrokh Bulsara avrebbe per sempre cambiato le sorti della storia musicale, e a volte anche in maniera del tutto involontaria e inconsapevole.

Tanto per cominciare, più che un difetto quello di Mercury era una patologia dentale chiamata iperdonzia. Una forma rara (colpisce lo 0,3-0,8% della popolazione) di malattia che si manifesta in un numero variabile di denti soprannumerari. Nel nostro caso, il cantante dei Queen aveva altri 4 incisivi dietro a quelli che tutti abbiamo, che a forza di crescere hanno spinto in avanti i più esterni dando all’arcata superiore la forma caratteristica che conosciamo. Rami Malek si è fatto addirittura forgiare in oro il calco della protesi che ha usato per impersonare Mercury nel biopic del 2018 Bohemian Rhapsody.

Un ostacolo o la chiave per il successo

Ma perché attribuire tanta importanza a una malformazione che oggi come ieri si sarebbe potuta curare con una semplice rimozione dei denti in eccesso? Beh, perché Freddie Mercury per primo era convinto che fosse il segreto della sua estensione vocale di 4 ottave. Il cantante credeva fermamente che rimuovere quei 4 incisivi in eccesso avrebbe non solo compromesso la sua pronuncia, ma proprio l’intonazione della voce. Ed è comprensibile che uno come Freddie Mercury fosse ossessionato dalla propria voce. Non c’è assolutamente nessuna correlazione scientifica tra un dente che ti togli e la tua voce che cambia: soltanto una scaramanzia che con gli anni ha finito per generare nel cantante anche una mezza fobia dei dentisti. Fobia a cui, come vedremo, dovrà rinunciare quando il dolore si farà insopportabile.

Il motivo che spiega questo attaccamento di Mercury ai suoi incisivi va ricercato anche nel passato pre-Queen. Ovvero, nella titubanza del chitarrista Brian May nel fondare una nuova band con Freddie, specialmente dopo il fallimento della precedente, che guarda caso si chiamava proprio Smile. May era convinto che i denti di Freddie fossero un vero ostacolo estetico al successo del gruppo. E invece non solo hanno portato fortuna ai Queen, ma anche ad altri gruppi che coi Queen non c’entravano proprio nulla.

Un successo anche per i Sex Pistols

In effetti, in pochi sanno che gli incisivi più famosi nella storia del rock hanno giocato un ruolo centrale nel successo dei Sex Pistols. Tutto merito (o colpa) della sopra citata avversione di Freddie ai dentisti, che un bel giorno del ’77 (il 1° dicembre, per la precisione) viene meno. Quella sera i Queen sono ospiti di Bill Grundy al Today Show, ma un improvviso, lancinante dolore ai denti costringe Freddie a rinunciare alla comparsata. Al loro posto, la loro etichetta, la EMI, chiama in fretta e furia un gruppo di scappati di casa che ha da poco messo sotto contratto. I Sex Pistols.

Sulle prime Johnny Rotten e i suoi si rifiutano di salire sulla limousine che è piombata a prenderli in sala prove per portarli allo studio televisivo. Ma quando il manager Malcolm McLaren chiama incazzato come una iena minacciando la band di tagliarle i fondi, salgono tutti al volo sul macchinone. Va da sé che l’apparizione TV sarà un totale disastro. La band arriva completamente sbronza alla diretta e il chitarrista Steve Jones spara quello che viene ricordato come uno degli unici tre “F*ck!” nella storia della tv inglese.

Aggiungici altri “Sh*t!” di Johnny Rotten e dei vari “Dirty f*cker” rivolti al presentatore e la ricetta è fatta: tutte le date dell’Anarchy Tour dei Pistols vengono cancellate e il mese successivo vengono lasciati a piedi dalla EMI. Eppure, arriva ben presto Richard Branson a metterli sotto contratto con la sua Virgin Records e il resto è storia. A questo punto, viene da pensare che non solo God Save The Queen, il secondo singolo dei Pistols, possa essere un implicito ringraziamento alla band che li ha resi famosi. Ma che con quella comparsata di punk, insulti e scandalo davanti a intere platee conservatrici, i Pistols non abbiano involontariamente vendicato Freddie per tutti i soprusi su Bucky il Castoro e tutto ciò che nostalgicamente rappresenta.

Le difficoltà di Freddie Mercury

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