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La storia di Daphne Sheldrick degli elefanti

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L’Africa è terra di bracconieri, non si scopre certo oggi, e gli elefanti, così preziosi per l’avorio delle proprie zanne, rappresentano uno dei bersagli privilegiati. Ne sono rimasti in tutto 720.700 esemplari: e almeno 250 di questi, sono stati salvati da Dame Daphne Sheldrick.

Daphne contro i bracconieri

Nata, vissuta e morta in Kenya (appena un anno fa), Daphne Sheldrick ha rappresentato qualcosa di più di una semplice “animalista”. Pioniera della conservazione della fauna africana, Daphne ha passato tutta la vita dedicandosi agli animali. Prima, di supporto al marito David Sheldrick, poi, alla sua morte nel 1977, da sola. Anche se sola, Daphne, non è mai stata per davvero. I suoi amici di sempre però, non sono esseri umani, ma elefanti.

Daphne Sheldrick ha salvato centinaia di elefanti
Daphne Sheldrick ha salvato centinaia di elefanti

Proprio nell’anno della morte di David, Daphne fonda in sua memoria il David Sheldrick Elephant Orphanage, un vero e proprio orfanotrofio per elefanti a Nairobi. Il problema del bracconaggio esiste oggi, quanto è esistito almeno nell’ultimo secolo (la popolazione mondiale si è ridotta, in cento anni, del 90%): gli elefanti però, sono animali che hanno mostrato un’intelligenza e una memoria superiore a quella di altre specie a rischio di estinzione. Per rendere l’idea, l’elefante è uno dei pochi animali che si riconosce davanti allo specchio.

Un ristoro per specie protette

Così, la missione di Daphne assume un valore leggermente diverso da quello di un semplice ristoro per animali. Detto, ovviamente, che il centro situato nel cuore del Parco nazionale dello Tsavo accoglie non solo elefanti, ma anche altre specie che hanno necessità di cure, il legame che ha avuto la sua fondatrice con i pachidermi è stato qualcosa di speciale. Innanzitutto, è stata la prima persona a brevettare un latte artificiale fatto ad hoc per i cuccioli della specie. Quel che però ha stupito, è stato il livello di empatia con cui la conservazionista britannica ha stretto rapporti decennali con i suoi cuccioli.

Daphne Sheldrick fonda l
Daphne Sheldrick fonda l'orfanotrofio per elefanti nel 1977

Ormai adulti, tanti degli elefanti che ha salvato sono poi “ritornati” a farle visita, mostrando ogni volta riconoscenza per la dedizione con cui li ha allevati. Insomma, animali incredibili, come dimostrano anche altre storie. Nel 2016, all’Elephant Natural Park di Chiang Mai in Thailandia, la giovane elefante Kham Lha ha “salvato” il co-fondatore del parco Darrick Thomson, dopo che questi stava simulando un annegamento per dimostrare la riconoscenza e la memoria dell’animale.

Caccia all’avorio

Eppure, anche di fronte all’evidenza, si preferisce sempre guardare al guadagno. Non lo ha fatto Daphne, che pertanto è stata riconosciuta del titolo di Dame dalla regina Elisabetta, nel 2006. Ma più che una spilla od un titolo da aggiungere al nome, il piccolo successo della donna è stato quello di combattere, attivamente, contro una pratica così diffusa: una ricerca dell’Università di Oxford del 2018, infatti, ha stabilito come parte degli oggetti in avorio tutt’ora commerciati in Europa siano stati fatti “di fresco”. Ovvero, grazie al carbonio 14, i ricercatori hanno scoperto una grande presenza di avorio prelevato da elefanti uccisi recentemente, quindi, illegalmente.

Gli elefanti sono vittime dei bracconieri in Africa
Gli elefanti sono vittime dei bracconieri in Africa

La legge europea proibisce la vendita di avorio successivo al 1990 e, per vendere quello compreso tra il 1947 e appunto il ‘90, si deve presentare un certificato. Eppure, su 100 oggetti esaminati, provenienti da 10 nazioni differenti, è stata trovata traccia di avorio recente. Vien da sorridere, un sorriso amaro s’intenda, ripensare alla storia di Daphne a fronte di queste incongruenze. Vien difficile anche sorridere, invece, quanto si legge di 87 elefanti uccisi in Botswana in pochi mesi del 2018, o dei 300 avvelenati nel 2013 in Zimbawe, per non dimenticare i 70 mila uccisi in cinque anni in Tanzania. Numeri di un massacro, perché questa è la parola corretta.

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