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La vita segreta di Daniel Day-Lewis a Firenze

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Nel ristrettissimo club di queste eccezioni trova un posto speciale Daniel Day-Lewis, ultimo dandy e insieme uomo controcorrente - eroe tragico ed appassionato - del cinema moderno: talento fuori scala, personalità sfaccettata ricca di bizzarrie, carattere maniacale, a 62 anni l’attore anglo-irlandese è forse il più grande talento che manca alla produzione cinematografica, dopo l’improvviso ritiro annunciato al termine delle riprese de Il Filo nascosto di Paul Thomas Anderson, il grande demiurgo dietro agli ultimi straordinari personaggi interpretati da Day-Lewis.

Il ritiro di Daniel Day-Lewis

Ma se nessuno sano di mente può mettere in dubbio il talento recitativo fuori scala dell’ormai ex-attore britannico premio Oscar, ben pochi forse conoscono la coerenza tra valori e scelte dell’uomo Daniel Day-Lewis: un manifesto dell’indipendenza di pensiero e dell’anti-edonismo, una nemesi di quel mondo parallelo dello showbiz che ha abitato per decenni come un alieno.

Oltre alla decisione tranchant di abbandonare il cinema per dedicarsi al privato e alla sua amata “terra di sassi e oceano” in Irlanda, nel 2017, a soli 59 anni e dopo almeno due interpretazioni irripetibili come quelle di Daniel Plainview ne Il Petroliere e di Raynold Woodcock ne Il Filo Nascosto, Day-Lewis aveva già sperimentato sulla propria pelle un ritiro dalle scene improvviso, perentorio e chirurgico come un colpo di accetta.

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L'interpretazione nell'Ultimo dei Mohicani rimarrà ancora a lungo nella memoria del pubblico

Non è la prima volta che Daniel Day Lewis si ritira

Nel 1999, infatti, si trasferì senza avvisare nessuno a Firenze. Esausto dalle continue attenzioni mediatiche e dalla sempre più scarsa vena creativa dei lavori sottopostogli dalle major hollywoodiane, Day-Lewis decise di dedicare il suo tempo e la sua vita all’apprendimento di un mestiere artigiano antico, popolare ma nobilitato dall’arte del ‘saper fare’ tutta italiana: quello del calzolaio. Non un calzolaio qualsiasi, ma il gotha dell’artigianalità del prodotto - la bottega Stefano Bemer - in Borgo San Frediano, nell’Oltrarno fiorentino, storico distretto popolare punteggiato da botteghe ed eccellenze artigiane. Vive così un anno di apprendistato che sembra uscire da una sceneggiatura degna di un film di Vittorio De Sica, dedicandosi fino a 9 ore al giorno alla vita di bottega chiedendo in cambio niente. Nessuno stipendio fisso o cachet, solo la voglia di imparare il mestiere.

Nella bottega del calzolaio

E come ricorda la titolare del negozio, Cristina Bemer: «Daniel arrivava in bici con una bottiglia d’acqua, una camicia a quadri e i jeans. Aveva una compostezza irreale, non dava confidenze: stava in religioso silenzio 8 o 9 ore al giorno. Il primo ad arrivare, l’ultimo ad andarsene». Fu soltanto nell’agosto del 2000 che Martin Scorsese in persona riuscì a convincerlo a tornare sui suoi passi, dopo due visite in gran segreto al negozio in San Frediano. Una tappa della vita che, però, Day-Lewis ha ritenuto fondamentale nel lavoro forse più complesso per un attore: ritrovare se stesso, la propria identità e la mappa delle priorità nel corso della vita.

Il filo nascosto ha riportato Daniel Day Lewis nei luoghi del suo passato
Il filo nascosto ha riportato Daniel Day Lewis nei luoghi del suo passato

Martin Scorsese riportò Daniel Day Lewis al cinema

L’anno successivo avrebbe accettato la parte di Bill il Macellaio nello straordinario affresco scorsesiano sulla New York al tempo della guerra civile americana; durante la pre-produzione di Gangs of New York, Day-Lewis impara da zero il mestiere del macellaio e di lanciatore di coltelli, arrivando a calarsi talmente in profondità nella parte che rifiuterà le cure mediche per una polmonite che lo aveva afflitto sul set e rompendosi il setto nasale in uno degli scontri corpo a corpo con Leonardo di Caprio, ma continuando comunque a recitare.

L’ennesima dimostrazione di dedizione assoluta e fideistica, degna delle pagine di Cuore di Tenebra, verso la propria vocazione, finalizzata ad una visione “alta”: quella di lasciare una traccia indelebile nell’universo della settima arteIn direzione ostinata e contraria, in fiera contrapposizione a un’industria oltremodo bulimica e a una società che tende a consumare velocemente tutto - persone e prodotti - mangiando e rigettando i propri idoli a una velocità spesso insostenibile, Day-Lewis con il suo talento unico, la sua idiosincrasia antidivistica, la sua fierezza senza compromessi da artista puro e la sua umiltà da self-made man pronto a mettersi in discussione e ad agire solo davanti a prodotti artisticamente necessari, è forse l’ultima grande personalità attoriale di spicco in aperta antitesi con un mondo sempre più ossessionato dall’immagine di sé, dalla ricchezza ostentata e dalla soddisfazione del proprio ego. Un prolungamento quasi fisico, reale, dei suoi stessi personaggi da Gangs of New York a Il Petroliere: fallibili e irresistibili antieroi. Per questo, ancor più umani.

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