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Come tornare a stare con gli altri dopo il lockdown

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La quarantena rischia di sopravvivere a se stessa: chiusi in bolle sociali per sessanta giorni a causa del coronavirus, tornare a socializzare può essere traumatico, soprattutto in un momento in cui l’altro è allo stesso tempo pericolo e promessa. Tra i più esposti ad ansia e paure, chi già soffriva di problemi psicologici. Ma nessuno può considerarsi immune: ne abbiamo discusso con la dottoressa Isabel Fernandez, dell’associazione per l’EMDR in Italia, e lo psicologo e psicoterapeuta Davide Algeri.

La quarantena e la sindrome della capanna

La routine della reclusione in casa ha stravolto la nostra quotidianità, imponendo nuove abitudini. E così la casa è diventata la nostra nuova zona di comfort. Come spiega Davide Algeri, «Tornare alle vecchie abitudini crea paura, perché non solo dobbiamo uscire all’esterno, ma dobbiamo anche tenere conto di quello che è accaduto durante la quarantena». La tendenza è quindi quella di trattenersi più a casa. «Dobbiamo immetterci nuovamente nella società, siamo tornati in una fase nuova e normalmente siamo resistenti al cambiamento». «Adesso stiamo accompagnando le persone nella fase di reinserimento ed elaborazione», racconta Isabel Fernandez. «Molti hanno paura di alcuni luoghi, della folla, di vedere amici o parenti. È l’altra faccia della moneta, oltre la movida: la maggior parte delle persone non si sta muovendo di casa, che è diventata un luogo di sicurezza e protezione. Chi ha preso il buono della quarantena non se la sente di uscire».

1. Tornare a uscire per gradi

Come fare dunque per tornare a confrontarsi con l’esterno? Secondo Davide Algeri, è importante adottare un approccio graduale nel dopo quarantena. Per Eurodap, infatti, il 73% degli italiani è convinto che sarà molto difficile tornare alla solita routine e solo il 7% si dice positivo e sicuro che tornerà tutto alla normalità, mentre il restante 20% è fiducioso, pur ammettendo qualche difficoltà. «Se facciamo il passo più lungo della gamba rischiamo di esporci a un’ansia fortissima e di ritrovarci ribaltati dalla comfort zone alla panic zone. Dobbiamo fare piccoli cambiamenti». I piani su cui agire sono quello temporale e quello spaziale. «“Voglio uscire fuori ma mi fa paura”: allora usciamo di casa solo per cinque o dieci minuti, magari in giardino. Una volta che mi sono abituato, mi sposto in un altrove, per più tempo. Si tratta di un vantaggio enorme rispetto al periodo della quarantena, quando siamo stati costretti cambiare le nostre vite in maniera drastica».

2. Avvicinarsi all’altro gradualmente

La difficoltà a socializzare è dettata, invece, dalla paura del contagio. Per l’81% degli italiani, il dopo quarantena sarà caratterizzato, infatti, dal timore del contatto con gli altri. Algeri sottolinea che anche in questo caso l’approccio deve essere graduale. «Bisogna saper testare le proprie sensazioni, ma soprattutto evitare di ‘evitare’ perché altrimenti non arriviamo mai a toccare il limite e non capiamo fin dove possiamo spingerci. Dobbiamo cercare di capirci ed eventualmente anche fare qualche passo indietro. Con il passare del tempo vedremo che l’asticella si sposta sempre più in avanti». Anche secondo Fernandez è necessario procedere per gradi. «Bisogna darsi delle priorità: ad esempio cominciare con il vedere una persona a cui tengo molto, poi passare ad altre due. Questo per evitare di creare troppa ansia». Insomma, la parola d’ordine è gradualità.

3. La scrittura come terapia

L’ansia può essere combattuta anche a colpi di penna. Per Algeri bisogna affrontare le paure, partendo dal pensiero e spostandoci sulle azioni. «Un buon esercizio potrebbe essere quello di annotare tutto quello di cui si ha paura perché sfugge al proprio controllo, fare un elenco di tutto ciò che può accadere e farci stare male. Una volta conclusa l’esperienza, riprendere in mano l’elenco e vedere quanto di quello che abbiamo scritto si è realizzato. Questo serve a ridimensionare la paura del post-quarantena, che è pur sempre una fantasia irrazionale».

4. Stampare una mappa del proprio quartiere

Per misurare i propri progressi è importante visualizzarli. Per questo Algeri consiglia di cerchiare su una mappa il punto fin dove ci si è spinti nelle proprie uscite. «Si può provare anche ad annotare la distanza che si è tenuta dagli altri». Ma non basta. «Ѐ importante scrivere pensieri ed emozioni che si provano prima di uscire di casa per contenere la paura e provare a razionalizzare. E poi se l’ansia è così forte da non riuscire nemmeno a fare piccoli passi allora bisogna chiedere aiuto».

5. Prendersi il proprio tempo

«Dopo aver lasciato la vita in sospeso con la quarantena, adesso torniamo alla normalità», spiega Fernandez. Ma nel tornare alla vita di tutti i giorni ci sono state reazioni diverse. «C’è chi ha mantenuto un certo benessere perché non ha avuto perdite o non si è ammalato». Darsi tempo per riadattarsi diventa dunque un primo importante passo verso il proprio benessere. «Bisogna cominciare a guardarsi nuovamente intorno per riabituare il cervello agli stimoli che riceve dal mondo esterno. Si tratta di reazioni normali perché solo adesso ci si rende conto di quello che si è vissuto. Ma se l’ansia persiste per mesi, allora bisogna ricorrere a uno specialista».

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