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riscaldamento globale

Venezia allagata e le città a rischio per il cambiamento climatico

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Ci sono tanti enigmi storici che ci portiamo dietro da anni di educazione scolastica elementare. In tanti, ad esempio, avranno passato mesi e mesi con il dubbio atroce di come Gesù, morto di venerdì, sia potuto risorgere tre giorni dopo, ma di domenica. Mattina, tra l’altro. Insomma, ci sono luoghi oscuri del sacro e del profano che, quando hai appena l’età per capire, proprio non te li spieghi.

Come cambia il territorio

Su tutti, c’era il più grande dei dilemmi storici: le Repubbliche marinare. Vada per Genova, che è facilmente riconoscibile ancora oggi per le sue connotazioni marittime. Vada pure per Amalfi, poiché il mare è forse l’unica cosa che le è rimasta degli antichi domini. Non si discute Venezia, oggi allagata, e ne riparleremo tra poco. Ma Pisa… Pisa proprio no. Non che la separino dal Tirreno distanze abissali, dista appena una quindicina di chilometri da Marina di Pisa, ma certo non ha per niente i connotati di una città di mare.

Città di fiume, casomai, con l’Arno croce e delizia delle sue fortune storiche, come si legge nel saggio di Salvina Pizzuoli, Pisa e l’Arno: «All’opera di quello stesso fiume deve in parte anche la decadenza perché con i detriti e le continue esondazioni ne ha trasformato costantemente il litorale, allontanandola dal mare, colmando le lagune, interrando i suoi ancoraggi. Non ultima, ma solo in ordine di tempo, gli deve memoria tangibile di quella grande potenza navale conservandone i relitti tra le sue sabbie e nei suoi umidi fondali».

Insomma, una parentesi storica – Pisa è la città che abbiamo in mente ora dal 1300 in avanti – che però racconta di come il panorama circostante, le condizioni ambientali insomma, cambiano anche contro la volontà dell’uomo: e, nel caso di Pisa, hanno determinato le sorti di una grande potenza mediterranea, che negli anni si è trovata sempre più schiacciata in una dimensione locale.

La crescente aridità di Città del Messico sta minacciando la sopravvivenza dei suoi abitanti
La crescente aridità di Città del Messico sta minacciando la sopravvivenza dei suoi abitanti

Gli effetti del riscaldamento globale

Il nemico di oggi è differente dal nemico di ieri. Ma è sempre quella scanzonata di Madre Natura a darci i grattacapi peggiori. Uno degli effetti del riscaldamento globale, tra quelli che ci spaventa di più, è l’innalzamento dei livelli del mare. I ghiacciai si sciolgono, i fiumi esondano e così mentre il livello delle acque è salito di 15 centimetri negli ultimi tre secoli – sembra, ma non è, una cifra irrisoria – in tanti hanno cominciato a fare gli spergiuri.

Per primi, quei veneziani che hanno visto decadere Pisa, ma che oggi si ritrovano in una situazione analoga. Anzi, peggiore, perché se Pisa si è allontanata dal Tirreno, l’Adriatico rischia di risucchiare Venezia. Entro il 2100, da una ricerca di Fabrizio Antonioli pubblicata su Quaternary Science Reviews, la costa adriatica italiana vedrà il livello del mare alzarsi di 101 cm. Un metro e uno spicciolo, diranno gli scettici.

Il mare s’innalza a ritmi vertiginosi e nel 2100 ne vedremo gli effetti

Ma è quanto basta per far vedere il mare da vicino ai migliaia di ferraresi che d’estate scappano dalla città per invadere i Lidi degli Estensi. E per dire addio a Venezia, a Rovigo, ma anche a Cagliari e Taranto, a Ravenna. Il discorso potrebbe estendersi ad altre località del mondo, ma anche, risalendo la corrente dei fiumi, alle montagne che li generano. Il caso storico di Pisa è emblematico di come la terra – proprio quella che abbiamo sotto i piedi – muti a prescindere dalla nostra volontà.

Così, mentre quest’estate Zermatt è stata inondata dai ghiacciai sotterranei del Cervino, l’anno prossimo potrebbe capitare a Cervinia, sul fronte italiano. E aver appreso le lezioni, oggi, non impedisce il mutamento. Solo, lo può rallentare, può fargli fare il suo corso naturale senza mettergli fretta, come abbiamo fatto finora. Può trasformarci come i pisani che, malgrado tutto, hanno resistito alle intemperie e, per buona pace dei livornesi, sono ancora lì. Appena un po’ più lontani. Questo destino però, dipende solo da noi.

Il riscaldamento globale secondo Luca Mercalli

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