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Chi era The Serpent, serial killer viaggiatore che divenne una celebrità

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Affascinante e letale, questo era il Serpente, serial killer viaggiatore protagonista della nuova miniserie di Netflix, The Serpent. Dimenticatevi la storia del tipico omicida da thriller americano, Charles Sobhraj non era uno psicopatico da manuale. Non firmava i suoi crimini come opere d’arte, non ingaggiava duelli psicologici con gli investigatori. Il Serpente era un truffatore, ladro e spietato assassino dal carisma disarmante. Un fascino che gli permise di legare a sé i suoi complici, di sedurre le sue vittime, di ingannare i suoi carcerieri e di arricchirsi coi suoi racconti.

Chi era Charles Sobhraj, il Serpente

Giramondo capace di qualsiasi orrore per mantenere il proprio stile di vita, questo era Charles Sobhraj, figlio di un uomo d’affari indiano, che lo aveva abbandonato, e di una commessa vietnamita. In carcere già a 19 anni per furto con scasso, Charles emanava un fascino invincibile. Sedusse e sposò una giovane parigina di buona famiglia, Chantal Campagnon, finendo in prigione il giorno del suo fidanzamento dopo una rocambolesca fuga su un’auto rubata. Nonostante l’arresto, Chantal lo supportò per tutta la pena e poi, incinta, fuggì con lui in Asia. Insieme attraversarono l’Europa Orientale e arrivarono sino a Mumbai, derubando i turisti che incontravano. In India Sobhraj riprese in pieno il suo stile di vita criminale e per questo fu nuovamente arrestato poco dopo la nascita della figlia Usha. Allora finse un malessere e, con l’aiuto di Compagnon, sfuggì alla prigione per essere ricatturato poco dopo. Evase, però, nuovamente volando a Kabul dove ricominciò a truffare i turisti. Le autorità tentarono di arrestarlo e Sobhraj, allora, abbandonò la famiglia e scappò in Iran. Chantal, rimasta sola in Afghanistan, giurò di non rivederlo più e tornò in Francia. Ma gli restò leale per tutta la vita come dimostrò trent’anni dopo, a Strasburgo.

La nascita di The Serpent o Bikini Killer

Dopo due anni di fuga tra Medio Oriente, Europa Orientale e Grecia Sobhraj raggiunse la Thailandia dove incontrò Marie-Andrée Leclerc, una canadese che ammaliò rendendola partner, complice e devota seguace. Iniziò a reclutare quelli che divennero i membri del suo primissimo clan. Sobhraj era un abilissimo manipolatore che conquistava la lealtà dei seguaci fingendo di aiutarli. A due ex-poliziotti francesi rubò i passaporti e poi finse di ritrovarli. Avvelenò un altro francese e poi lo soccorse, salvandolo. Tutti e tre, e molti altri, si unirono a lui restandogli leali finché il Serpente non li uccise. Sobhraj si annidò col suo clan e il suo secondo in comando, Ajay Chowdhury, lungo i percorsi turistici tra Thailandia, Nepal e India dove passavano gli hippies occidentali, per truffarli e ucciderli. Il Bikini Killer seduceva le sue vittime, le derubava e poi assassinava nei modi più disparati, dal veleno allo strangolamento. Le vittime furono circa 24, di cui 10 accertate. Perennemente in fuga, il Serpente reclutò più gruppi di complici e poi li uccise tutti, compreso lo stesso Chowdhury che fu visto rubare per lui delle gemme e poi sparì senza lasciare traccia. Alla fine, però commise due errori che lo condussero alla prigione. Nel 1976, tornato dalla Malesia a Mumbai assieme a Leclerc, reclutò due donne (Barbara Smith e Mary Ellen Eather) per formare una nuova banda. I quattro prima drogarono e uccisero per sbaglio il turista Jean-Luc Solomon, poi tentarono di sedare un gruppo di studenti fingendo di curarne la dissenteria. Ma la banda aveva calcolato male le dosi, i ragazzi si ripresero prima e ribaltarono la situazione catturando i criminali e facendoli arrestare. Le due donne confessarono l’omicidio di Solomon e, assieme a Sobhraj e Leclerc, finirono in carcere a Nuova Delhi.

Una vacanza in prigione

Mentre le sue due complici tentavano il suicidio più volte, Sobhraj affrontò il carcere con il solito savoir faire. Era riuscito a trasportare alcune gemme in prigione e con esse corruppe le guardie trasformando la propria detenzione in una vacanza decennale. Sobhraj viveva nel lusso con la televisione in cella, cibo gourmet ogni giorno e reporter che lo andavano a trovare per ottenere interviste. Sfrontato e affascinante, Sobhraj parlava liberamente dei suoi omicidi ma li dipingeva come una vendetta asiatica all’Imperialismo Occidentale. Un’assurdità che, però, faceva presa sull’opinione pubblica degli anni ’70. E, mentre il mito del Serpente cresceva in tutto il mondo, la sua compagna Leclerc veniva rilasciata a causa del cancro e moriva in Canada a soli 38 anni, abbandonata ma ancora leale a Sobhraj. Poco dopo, nel marzo 1986, a due anni dal suo rilascio e temendo il mandato di arresto thailandese che lo attendeva, Charles decise di dare un party. Sì, avete letto bene, organizzò una festa in galera per il suo decimo anno di “prigionia”. Al party drogò detenuti e guardie per poi uscire a piedi dal carcere. Fu arrestato di nuovo e la sua detenzione prolungata di dieci anni, come sperava. Così, quando fu rilasciato nel 1997, a 52 anni, senza più alcun mandato valido sulla testa, Sobhraj poté tornare in Francia dove era ormai una celebrità. Si stabilì nei sobborghi di Parigi, assunse un agente pubblicitario, cominciò a rilasciare interviste e ricevette un’offerta da 15 milioni di dollari per trasformare la sua vicenda in un film. Ma la storia del Bikini Killer non ebbe un immeritato lieto fine. Nel 2004 Sobhraj andò a Kathmandu per organizzare un business di acqua minerale e la sua fama gli si ritorse contro: un giornalista lo riconobbe e pubblicò un servizio sul Serpente tornato in Nepal. La polizia, vedendo le foto, accusò Sobhraj di un duplice omicidio risalente al 1975 e lo condannò all’ergastolo. Charles fece di tutto per far cadere le accuse e persino la moglie Chantal Campagnon cercò di aiutarlo presentando un appello alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo. Ma, ormai, il mondo aveva compreso il fascino letale del Serpente e non si fece più ammaliare. Oggi Charles Sobhraj ha settantasei anni ed è ancora nelle mani delle autorità nepalesi.

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