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'Il buio oltre la siepe' e gli altri classici contestati dal politicamente corretto

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Il capolavoro letterario di Harper Lee, Il buio oltre la siepe, fu un successo planetario sin dalla sua prima edizione. L’opera era una parabola anti-razzista senza eguali per l’epoca, scritta da una giovane autrice e ispirata alla sua infanzia e alla cronaca del tempo. Il libro, uscito nel 1960, vendette trenta milioni di copie e divenne un film con Gregory Peck. Uno di quei classici in bianco e nero che il tempo non riesce a scalfire e che regalano emozioni a ogni visione. Eppure, quello stesso libro che Barack Obama leggeva ad alta voce alle proprie figlie, è stato più volte messo all’indice perché considerato razzista: il suo contenuto e il suo linguaggio erano in conflitto con il politicamente corretto.

Il buio oltre la siepe, un romanzo controverso

I protagonisti de Il buio oltre la siepe sono Scout e Jem, figli Atticus Finch, avvocato difensore di un bracciante nero ingiustamente accusato dello stupro di una donna bianca. La storia dei due giovani di Maycomb, Alabama, non si limita, però, alla rappresentazione didascalica del razzismo statunitense ma si trasforma in romanzo di formazione, attraverso l’esperienza di Scout con il vicino di casa, l’uomo che vive, appunto, di là dal buio oltre la siepe, visto prima come “altro” e poi come amico. Già nel 1966 Harper Lee scoprì che il suo capolavoro era stato censurato nella Hanover County, Vancouver, perché ritenuto inappropriato. La storia era centrata su uno stupro, crimine di cui la scuola della contea non voleva parlare apertamente davanti agli studenti. Iniziava, così, una lunga serie di controversie che, ha costellato la storia del romanzo vincitore del Pulitzer fino a oggi. Polemiche molto cambiate con gli anni: nei ‘60 il libro aveva indispettito i conservatori e i razzisti americani. Dopo il 2000, invece, ad alzare gli scudi sono stati soprattutto i progressisti e i sostenitori del politicamente corretto. L’American Library Association, che ha stilato una lunga lista di classici incorsi in problemi simili, ha riportato che To Kill a Mockingbird (titolo originale de Il buio oltre la siepe) è il 21esimo libro più contestato nel primo ventennio del 2000. Una delle polemiche più famose (e creative) fu quella di Garvey Jackson che, nel 2004, dopo essersi sentito a disagio ascoltando la n-word letta in classe dalle pagine del classico di Harper Lee, stampò una maglietta con tutte le parole “razziste” dell’epoca. «Se va bene per il libro, va bene anche per una maglietta» dichiarò al Capitol Herald. Ma, in genere, le numerose contestazioni che il libro ha subito in questi anni non sono state così costruttive. Si è trattato, molto spesso, di censure o rimozioni dal piano scolastico.

La censura come risposta

Nel 2016 il libro venne tolto dalle aule e dalle biblioteche scolastiche in Virginia, dopo che una madre aveva detto al consiglio scolastico: «Non sto contestando che sia grande letteratura, ma ci sono così tanti insulti razzisti e frasi offensive». Dopo questo episodio il direttore del consiglio scolastico diDuluth, Minnesota, annunciò di aver eliminato il libro dalla sua scuola «a causa dell’uso della n-word». Nel 2017 c’è stato il caso di Biloxi, nel Mississippi, che censurò l’opera a scuola e poi, sotto la spinta di una forte reazione popolare, la reintrodusse ma «solo col permesso firmato da parte dei genitori». Questa sensibilità spinse la scrittrice Alice Randall a chiedersi polemicamente, sulla NBC: «Perché insegniamo ancora Il buio oltre la siepe nelle scuole?». Ma il valore dell’opera di Harper Lee, sta proprio nel razzismo nudo e crudo che mostra. To Kill a Mockingbird non è solo “grande letteratura”, è una testimonianza imprescindibile della segregazione nel Sud degli USA. Come ha detto James LaRue, dell’Ufficio per la Libertà Intellettuale dell’American Library Association: «Il buio oltre la siepe è stato così contestato, sin dall’inizio, proprio perché cattura perfettamente quel momento della storia». Il periodo della segregazione e del razzismo come elementi quotidiani dello stile di vita americano. Un momento storico che, proprio per le sue responsabilità sociali, non deve essere nascosto o dimenticato.

I libri contestati dal politicamente corretto

«Harper Lee è stata la donna che ha reso i valori del movimento per i diritti civili qualcosa di reale per milioni di persone» scrisse, sul Washington Post, il giornalista conservatore Michael Gerson nel 2016. Di segno contrario, pochi anni prima, lo school board dell’Ontario che accusava l'autrice di aver scritto, in quanto bianca, un libro da bianchi con tanto di white savior: «L’uso di testi razzisti nelle discussioni sul razzismo non va a beneficio degli studenti neri che sperimentano il razzismo». Curiosamente, la nuova sensibilità emersa negli ultimi decenni e connessa al movimento del politicamente corretto (realtà composita e complessa di cui abbiamo parlato qui), ha ripercorso gli stessi passi del conservatorismo di metà novecento nell’individuare prodotti culturali controversi. A parte classici come Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, iniziatore della letteratura americana, bandito ed epurato dalle 219 n-word al suo interno, anche Uomini e Topi, capolavoro di John Steinbeck, è stato contestatissimo, prima dai conservatori e poi dal politicamente corretto. Perché, come dichiarò, tra gli altri, un istituto di Grandville, «è pieno di razzismo, profanità e linguaggio sbagliato». Bandito in Illinois un altro classico, balzato all’onore delle cronache per il disclaimer su HBO Max: Via col vento di Margaret Mitchell, sempre per gli stessi motivi. Certo, bisogna saper distinguere, oltre il sensazionalismo dei giornali, la realtà pulviscolare e variegata del politically correct. Si parla, spesso a sproposito, di una “censura” in stile novecentesco sulle opere, ma la realtà sembra descrivere più l’emersione di una sensibilità diffusa tra genitori e studenti. In alcuni casi questa sensibilità ha portato a un dibattito sul modo di insegnare l’antirazzismo a scuola, come nel Burbank Unified School District, California, dove sono stati esclusi cinque libri contestati (tra i quali quelli di Twain, Lee e Steinbeck) a settembre 2020. Ma la risposta popolare più diffusa e immediata è stata la rimozione, la cancellazione dei contenuti. Il problema che sollevano queste opere, invece di essere affrontato, è sprofondato in quel buio oltre la siepe che oggi sembra diventare più ampio e profondo.

I libri come Il buio oltre la siepe

  • Il colore viola di Alice Walker
  • Il canto di Salomone di Toni Morrison
  • Io so perché canta l’uccello in gabbia di Maya Angelou
  • Lo schiavista di Paul Beatty
  • Un matrimonio americano di Tayari Jones
  • Bonus Track: Denti Bianchi di Zadie Smith
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