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Birdwatch, ecco come Twitter combatterà le fake news

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Dopo essere finito sotto l’occhio del ciclone per aver staccato la spina all’account di Donald Trump all’indomani dei fatti di Capitol Hill, Twitter è tornato a far parlare di sé con il lancio Birdwatch, uno strumento ideato allo scopo di contrastare la disinformazione e la propaganda sulla sua piattaforma.

Cos’è Birdwatch

Il progetto è stato presentato lo scorso lunedì attraverso un post pubblicato dal vicepresidente Keith Coleman sul blog dell’azienda. Coleman ha descritto Birdwatch come «un nuovo approccio guidato dalla comunità per contrastare le informazioni fuorvianti presenti sulla piattaforma». Il vicepresidente ha inoltre evidenziato che i primi pareri raccolti su Birdwatch sono positivi: le oltre 100 persone intervistate sull'iniziativa ritengono che le note fornite dagli utenti siano utili per contestualizzare meglio i tweet. In tal modo, il social network di San Francisco ha mantenuto fede ai suoi buoni propositi, confermando di voler bonificare la piattaforma dalle fake news: l’auspicio è che, nel lungo termine, il progetto possa tradursi in un’ambiziosa operazione di fact-checking partecipativo, coinvolgendo esperti di svariate materie che possano rendere l’ambiente del social più credibile e sano e consentendo alla community di autoregolarsi con un sistema di ranking dei contributi. Ma sarà davvero possibile?

Come funzionerà Birdwatch

Il meccanismo alla base di Birdwatch è simile a quello tipico dei progetti wiki: l’idea di fondo è che siano gli utenti stessi a intervenire sui tweet reputati ingannevoli o che contengono informazioni errate, potendo aggiungere note, critiche, osservazioni e commenti per fornire un contesto ai lettori e salvaguardarli da contenuti falsi o manipolatori. Inoltre, per evitare che alcuni gruppi organizzati possano prendere il sopravvento, Twitter impiegherà risorse proprie per occuparsi della curatela di Birdwatch ed evitare spiacevoli contraccolpi: un team dedicato monitorerà costantemente l’operato dei fact-checker arruolati, controllando che le loro annotazioni non contengano offese o informazioni distorte. Per ora, i mille utenti – tutti residenti negli Stati Uniti – che partecipano al progetto pilota possono scrivere note sui singoli tweet, che però non sono pubblicamente visibili su Twitter stesso, ma soltanto sul sito web dedicato. La piattaforma ha dichiarato che tutti i dati forniti a Birdwatch saranno disponibili e scaricabili in file TSV, e che pubblicherà pubblicamente gli algoritmi che alimentano il programma. Il sistema di classificazione iniziale è disponibile sulla pagina GitHub di Twitter. Le condizioni da soddisfare per diventare un fact-checker di Birdwatch sono:

  • Fornire un numero di telefono e un indirizzo email verificati
  • Avere l’autenticazione a due fattori attiva a protezione del proprio profilo
  • Non aver mai violato le regole di Twitter

Quali criticità potrebbe presentare Birdwatch?

Negli scorsi mesi, Twitter ha adottato alcune misure per cercare di azzerare le fake news circolanti durante la campagna presidenziale degli Stati Uniti, ad esempio etichettando i tweet contenenti informazioni errate o fuorvianti sulle elezioni al fine di renderli immediatamente riconoscibili per gli utenti, ma il programma ha avuto risultati contrastanti e non ha agito da deterrente per contrastare la disinformazione. Anche Birdwatch potrebbe fornire il destro ad alcune criticità: il nuovo approccio che la piattaforma dei cinguettii intende consolidare nei prossimi mesi è fondato sull’idea di una comunità che si auto-norma, sul modello di Wikipedia. In tal modo, Twitter sembra volersi divincolare dal ruolo di controllore, subappaltandolo a un gruppo di utenti e, di fatto, deresponsabilizzandosi. Proprio l’assetto collaborativo di Wikipedia – da cui Birdwatch prende spunto – ha messo in mostra una serie di fragilità difficili da sanare: l’enciclopedia online contiene errori e scorrettezze e ha ospitato, in più di un’occasione, contenuti tacciati di revisionismo storico (ad esempio, secondo uno studio condotto dalla Wallace School of Osteopathic Medicine del North Carolina, l’edizione americana contiene errori e scorrettezze nel 90% delle voci sulla medicina).

Responsabilizzare gli utenti è la scelta giusta?

Tuttavia, mentre nel caso di una realtà come Wikipedia, priva di un modello di business reale e animata da intenti slegati dal profitto, queste defezioni possono essere giustificate (gli errori trovano un fondamento nelle buone intenzioni degli utenti), con Twitter (una società che ha fatturato 3,04 miliardi di dollari nel 2018) il discorso è diverso. Caricare di responsabilità gli utenti potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio: sarà interessante capire se Birdwatch rappresenterà un'azione realmente significativa nel contrasto ai troll dell’informazione o soltanto l’ennesimo campo di battaglia in cui fazioni in guerra tra loro competeranno per stabilire la differenza tra bugie e fatti alternativi, senza alcuna finalità costruttiva: in quel caso, a pagarne le spese sarebbe l’intera community.

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